Gli scienziati internazionali (IPCC), cui è stato richiesto di studiare ed esprimere una valutazione oggettiva sui cambiamenti climatici in corso, hanno recentemente emesso il loro verdetto: bisogna arrestare, se non invertire, il riscaldamento del pianeta causato dall’effetto serra, che è tuttora progressivo e che, se lasciato a sé, produrrà cambiamenti climatici tali per cui si avranno conseguenze sulla stabilità del pianeta, sugli ecosistemi, sull’economia, sulla salute e sugli assetti sociali.

L’aumento progressivo della temperatura del pianeta è causato dalle emissioni dei cosiddetti “gas serra” derivati dai fossili contenenti carbonio, principalmente CO2, oltre a metano ed ossido di azoto. Si prevede che, mantenendo le attuali pratiche economiche, l’aumento della temperatura supererà i 2 gradi, in pochi anni; contenere l’aumento entro 1,5 gradi è una necessità per non compromettere quegli equilibri ecologici ed ambientali che già sono in parte compromessi. E’ necessario un rapido contenimento delle cause che alimentano l’effetto serra, non è rinviabile un’inversione dei processi economici e dei consumi basati sulla combustione dei fossili. Si dovrà andare ad un’applicazione – attivazione concreta ed innovativa di “ altri processi economici” che, pur ricercando, promuovendo e fornendo prosperità e benessere, siano però orientati al recupero di una vera sostenibilità dello sviluppo. Decarbonizzare, cioè ridurre il ricorso ai fossili per produrre energia, ed invertire la tendenza alla deforestazione sarebbe logico e saggio, oltre che necessario se si ha a cuore la stabilità del pianeta ed il vero benessere di chi lo popola: il mondo vivente e l’uomo,in primo luogo.

Il problema è planetario e diffuso, ma non tutti hanno la stessa responsabilità; l’espressione economica dominante, c.d. lineare, che persegue il profitto ad ogni costo e che promuove l’idea di benessere unicamente incentrata sul consumismo, procurandosi risorse aggredendo la natura è entrata in crisi e non è più sostenibile, perché ci sono dei limiti, e l’illusione che il pianeta possa fornire risorse all’infinito è ormai svanita.

Si deve guardare ad un’economia c.d. circolare, grazie alla quale tutto sia recuperabile, rinnovabile e  che permetta la conservazione e rigenerazione delle risorse che la natura può garantirci; con buon senso, intelligenza e capacità di innovazione, di cui siamo capaci, ed una certa idea di sobrietà, sarà possibile invertire la rotta.

Aver cura di noi significa, in primo luogo, aver cura della nostra relazione, con ciò che ci può offrire la natura ed il pianeta, operando per produrre prosperità e benessere veri e compatibili con la stabilità ecologica.

Non possiamo rischiare di lasciare in eredità alle prossime generazioni un “salto climatico nel buio”, che influenzerà il pianeta e le sue espressioni di vita, per migliaia di anni.

E’ necessario avere consapevolezza della portata del problema ed andare ad un uso più razionale delle risorse del pianeta, con equità ed efficienza; sarà necessario l’impegno di tutti. La spinta dovrà venire dal basso, dalla società civile e soprattutto dalle nuove generazioni.

Se è vero che il problema ecologico-ambientale è planetario, anche se con accentuazioni diverse a seconda delle regioni ed aree internazionali e nazionali,  di cui è necessario avere conoscenza, le realtà locali sono parte di un sistema generale ed è anche agendo nel locale che possiamo contribuire in modo non marginale, come si potrebbe credere, ad un riequilibrio ecologico. Ciascuno, dal paese Italia, alla regione, alla provincia, al comune in cui vive, dovrà fare responsabilmente la propria parte.

Territorio

Anche a Nonantola, nel corso degli anni, si è assistito ad un consistente cambiamento del territorio: da una condizione prettamente rurale, in funzione soprattutto agricola, seguendo il corso dello sviluppo economico, si è progressivamente proceduto a trasformare aree agricole per insediamenti industriali, manifatturieri e per  urbanizzazioni ad uso residenziale civile. Le aree agricole si sono ridotte e trasformate con cambiamento di fisionomia del territorio stesso, il paesaggio si è modificato: sarebbe opportuno ricercare forme di miglioramento con interventi mirati al ripristino di un equilibrio qualitativo. L’espansione del settore edilizio con urbanizzazione di aree che erano agricole ha favorito l’aumento della popolazione sul territorio comunale. Molti abitanti però lavorano fuori Comune; inoltre i servizi rischiano di non essere adeguati alle esigenze della popolazione. Con uno sforzo non indifferente si è operato per garantire la tenuta della quantità e qualità dei servizi stessi, ma in generale gli effetti della crisi sono stati notevoli.

In Italia si è superato ogni limite, per quanto riguarda il consumo di suolo, non è improprio parlare di devastazione da eccessiva cementificazione; ogni realtà locale deve sentire il vincolo a bloccare il consumo di suolo, indirizzandosi alla riqualificazione delle aree già investite.  E’ questa l’occasione per agire sul territorio in modo conservativo e teso a riqualificare ciò che è disfunzionale e non sostenibile. E’ necessario un attento esame dello stato attuale, di ciò che si è realizzato con i precedenti strumenti urbanistici, riconsiderare, se possibile, le aree edificabili in corso ed andare ad un Piano Urbanistico Generale (PUG) che indirizzi e crei le condizioni per un miglioramento complessivo del capoluogo e delle frazioni. Sarà opportuno che il prossimo PUG venga attivato e promuova il massimo di partecipazione della cittadinanza perché le scelte siano condivise.

Rimane inoltre l’importanza di tutelare al meglio quegli edifici non antichi, risalenti al primo novecento, ma comunque interessanti perché la loro tipologia è rappresentativa della storia recente e della fisionomia del paese di quel periodo.

Mobilità

Il pendolarismo tra Nonantola e Modena, tutto incentrato sul mezzo privato, ha raggiunto livelli insostenibili e non si può non pensare ad un superamento. Si deve andare, con tempi accettabili e rapidi, al miglioramento della mobilità intervenendo sulla Nonantolana in modo razionale e integrato. Occorre un dialogo con le ditte private di trasporto pubblico per far sì che i mezzi pubblici siano potenziati, rinnovati, ridotti di dimensione, ma frequenti e adeguati alle esigenze (magari transitanti su corsia preferenziale previa valutazione di fattibilità). La realizzazione di una pista ciclabile parallela alla Nonantolana, da realizzare garantendo la massima sicurezza, comodità e praticità ai ciclisti, è una priorità non rimandabile sia per il pendolarismo lavorativo (in congiunzione all’iniziativa Bike to Work cui il Comune di Modena ha aderito), che per inserire Nonantola nel circuito in vertiginosa crescita del cicloturismo.

Sarebbe altresì interessante verificare la possibilità, attraverso un lavoro di studio e di ricognizione di disponibilità, di approntare la creazione di una piattaforma per il car-pooling, la condivisione della macchina e dei tragitti per chi fa percorsi e ha orari simili.

Per quanto riguarda la mobilità entro i confini del centro abitato e tra le frazioni, l’Emilia Romagna ha indicato in una riduzione delle auto in circolazione del 20% la via da seguire. Le auto creano inquinamento, portano a consumo e impermeabilizzazione del suolo (strade e parcheggi), abbassano la qualità della vita nei centri urbani togliendo spazio pubblico all’incontro e all’aggregazione, conducono a una maggiore sedentarietà con tutti i problemi di salute che ne conseguono e portano a una sensazione di insicurezza che impedisce a pedoni e biciclette di spostarsi con serenità, di fatto discriminando soprattutto bambini e anziani.

Nel centro urbano e tra il centro urbano e le frazioni i percorsi pedonali e ciclabili devono quindi avere la priorità: devono essere comodi ed efficienti, fruibili, sicuri ed organizzati in una rete di completa ciclabilità (cruciali in questo i collaudi per verificarne la praticabilità). In particolare si ritiene urgente portare a compimento la ciclabile di collegamento della frazione Casette col capoluogo. I centri nevralgici del paese (scuole, esercizi commerciali, centri sportivi, luoghi di culto, strutture pubbliche, uffici e servizi) devono essere tutti raggiungibili, in sicurezza, con la bicicletta da parte di tutti, a cominciare dai bambini. La sicurezza deve essere garantita anche durante il parcheggio delle biciclette con apposite rastrelliere (possibilmente coperte) in numero sufficiente.

Particolare attenzione deve essere posta alle aree intorno alle scuole per garantire ai bambini il diritto ad accedervi il più possibile in autonomia (considerando anche il valore del moto in termini di salute, benessere e di conseguenza rendimento scolastico). Con il coinvolgimento di insegnanti, genitori e associazioni famigliari con queste pratiche (come la FIAB che ha già sperimentato questo modello a Novi di Modena, e Legambiente), sarebbe auspicabile una consultazione per individuare le ragioni che spingono ancora tanti genitori ad accompagnare il proprio figlio in auto fino all’ingresso della scuola nonostante la presenza di servizi quali il Pedibus, al fine di poter individuare delle soluzioni condivise (anche infrastrutturali – come il potenziamento dei collegamenti ciclabili, la loro illuminazione, la creazione di un Bicibus…) volte ad alleggerire le congestioni di traffico nelle ore di inizio e fine delle lezioni.

Altro momento educativo, su cui porre attenzione e favorirne l’opzione, riguarda il passaggio dei ragazzi dalle medie alle superiori, quindi l’utilizzo della corriera per raggiungere la scuola. Occorre rendere l’esperienza dell’utilizzo della corriera funzionale e positiva, rispetto alla scelta ed al ricorso, non necessario e negativo, per i ragazzi che hanno compiuto i 18 anni, degli spostamenti in automobile. Se il Comune non può agire direttamente sul numero di corse, può sicuramente intervenire sulle strutture all’interno del territorio comunale.

Auspichiamo la prossima realizzazione del secondo stralcio del progetto della Stazione autocorriere, che consentirà  ai ragazzi di aspettare la corriera protetti e all’asciutto, per poi consentire che i ragazzi possano recarsi alla fermata dell’autobus in bicicletta bisognerà individuare le condizioni di poter rendere usufruibile un luogo ove depositare il veicolo e ritrovarlo al ritorno.

Le corsie sia a senso unico sia bidirezionali nell’abitato devono avere carreggiate di dimensione proporzionale a una velocità limitata (zona 30 per tutto il centro abitato come è  prassi in molti paesi europei e come era stato chiesto a suo tempo dai cittadini durante la consultazione Centro anch’io). Un riassetto generale della viabilità dovrebbe essere studiato in fase di elaborazione del PUG, considerando anche l’introduzione di sensi unici intorno al centro storico per fare posto a ciclabili in sede propria (e non come accade parzialmente al momento dove i percorsi ciclabili sono stati ricavati sui marciapiedi).

L’impegno verso una mobilità sostenibile si potrebbe concretizzare con l’adesione alla rete dei Comuni Ciclabili – una iniziativa FIAB che valuta una serie di 30 indicatori su 11 aree tematiche e attribuisce un punteggio da 1 a 5 inserendo il Comune nella rete italiana delle località a misura di pedoni e ciclisti, nonchè di cicloturisti. Gli indicatori riguardano, infatti, il cicloturismo, (ciclovie, albergabici), mobilità urbana (ciclabili urbane, limitazione e moderazione traffico e velocità), governance (politiche di limitazione della motorizzazione,  di supporto alla mobilità urbana attiva e servizi offerti ai ciclisti), comunicazione e promozione (partecipazione e promozione di iniziative come Bimbinbici, Settimana europea della mobilità, Bike to work, European Cycling Challenge).

Insomma è necessario ridurre il traffico ed è possibile se diminuisce il numero dei veicoli privati in circolazione, ma perché ciò si possa concretare è indispensabile che si facilitino e tutelino l’adozione degli altri mezzi di trasporto: mezzi pubblici o condivisione dell’auto per tragitti lunghi, biciclette per i tragitti medi, ed anche a piedi per tragitti brevi. E’ parimenti evidente che la rinuncia all’auto privata si potrà attuare solo se le alternative risulteranno non solo altrettanto sicure ma più comode e convenienti.

Barriere architettoniche

Obiettivo di assoluta priorità, a definire il livello della capacità inclusiva e di civiltà di una comunità, è garantire a tutti il diritto alla libertà di movimento, attraverso l’eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche.

Per barriere architettoniche si intendono:

1. gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;

2. gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di spazi, attrezzature o componenti;

3. la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.

E’ necessario intervenire non soltanto sugli edifici, in particolare quelli pubblici, garantendone l’accessibilità e la fruibilità da parte di tutti, ma anche, e con sempre maggiore determinazione, sulla libertà di movimento, di transito e di fruizione dei percorsi pedonali, dei collegamenti orizzontali esterni e delle piazze.

Riteniamo urgente la predisposizione di un piano organico di intervento per l’abbattimento e l’eliminazione di tutte le barriere architettoniche presenti in particolare nella vivibilità e nella fruibilità del centro storico e delle sue piazze, ma anche negli altri contesti civici.

Urge una soluzione alla difficile praticabilità da parte di tutti di Piazza Liberazione.

Territorio rurale

E’ una realtà da riqualificare con ripristino di elementi di naturalità (alberature, siepi, macchie verdi) necessari, conciliabili e compatibili con le attività agronomiche, opportuni per recuperare la biodiversità e nello stesso tempo migliorare la qualità del paesaggio; una rete di elementi naturali raccordabili in forma di “corridoi ecologici” con la preziosa Area di riequilibrio ecologico già presente nel Torrazzuolo.

E’ anche più che mai necessario affrontare il problema del decoro del territorio compromesso dalla piaga dei fossati peristradali ridotti a ricettacoli di rifiuti abbandonati incivilmente, spesso poi non raccolti ma triturati in corso di sfalcio del corso d’acqua.

Corsi d’acqua

I turbamenti climatici producono periodi di siccità  alternati a periodi di intensiva piovosità, con rovesci di grande quantità di acqua che possono mettere a rischio la tenuta dei corsi di acqua; è più che mai necessaria un’attenta manutenzione, opportunamente regolata, per mettere in sicurezza l’intera rete dei corsi stessi.

Importante è poi un controllo puntuale dell’efficienza della rete fognaria del paese.

L’acqua di scorrimento in superficie, dal fiume Panaro, ai canali, ai fossati minori e fognature, sappiamo quanto sia importante come bene comune da preservare, ma anche da rispettare e temere, é necessario un adeguato controllo e gestione, per evitare inconvenienti e farne un buon governo; crediamo sarà necessario fare il punto della situazione, nel prossimo futuro, convocando un apposito momento di conoscenza e approfondimento di questa importante risorsa che riguarda il territorio nel suo insieme, che veda la partecipazione di tutti i soggetti interessati.

Occorre una conoscenza dettagliata anche delle aree soggette a rischio di allagamenti in conseguenza di esondazioni o fratture degli argini. Queste mappe, una volta a disposizione, devono ora tenere conto dei diversi lavori di rimaneggiamento e ricanalizzazioni conseguenti alla costruzione della TAV a Navicello e della tangenziale a Nonantola.

Regolamento verde

È lo strumento per regolare il diritto del cittadino, ma anche per indirizzare l’intera comunità ad un’attenta e rispettosa condotta nel gestire e tutelare la miglior forma possibile di mantenimento del verde urbano e rurale.

Parchi

Sono strutture fondamentali per garantire qualità di vita, opportunità di svago, incontro sociale per ogni tipo di cittadino; nei parchi, con la condivisione ed il rispetto reciproco, si deve esprimere il senso civico e la cura di questi beni che sono della comunità intera. Essi devono essere curati e considerati con la massima attenzione, anche responsabilizzando i cittadini, perché anche nei parchi, per come li viviamo, li frequentiamo e ci incontriamo, esprimiamo il nostro grado di civismo ed etica comportamentale.

Essendo i parchi, in quanto beni comuni, integrati nei diversi quartieri del centro abitato e di alcune frazioni, un eventuale ripristino dei “Consigli di quartiere”, in una forma aggiornata, potrebbe essere una buona modalità per coinvolgere i cittadini stessi, in forma di volontariato attivo, nella cura e preservazione  dei parchi.

Sarebbe opportuno considerare la possibilità di introdurre in via sperimentale almeno al parco della Pace attrezzature apposite per l’attività ginnica da esterni, che inviti la frequentazione del parco anche da parte di adolescenti e adulti e valorizzi la pratica del movimento all’aria aperta.

Energia

La questione energetica è della massima rilevanza, in generale il fabbisogno energetico è molto elevato, in gran parte ricavato da fonti fossili; s’impone una diversa modalità di produrre e consumare energia nella dimensione internazionale, nazionale ma anche locale. La strada è ormai imboccata e deve essere irreversibile, verso il risparmio energetico ed un ricorso a fonti naturali che non producano gas serra. Anche a Nonantola si può agire in questa direzione e la comunità deve essere responsabilizzata promuovendo l’installazione di impianti fotovoltaici in edifici nuovi e ristrutturati, in modo coerente con il principio-vincolo del risparmio energetico; promozione di attività sia economiche sia ludiche a basso consumo energetico, edifici e strutture pubbliche controllate nell’efficienza energetica e nei loro consumi.

Rifiuti

Opportuno un riesame dell’attuale forma di raccolta differenziata (porta a porta), che ha prodotto ottimi risultati, ma in parte disattesa da cittadini non sufficientemente responsabilizzati; sarà necessario coinvolgere maggiormente la cittadinanza per una maggior adesione ad una rispettosa e puntuale raccolta differenziata anche in vista dell’entrata in vigore della tariffa puntuale. Tale tariffa puntuale deve essere negoziata con il gestore del servizio in modo da essere effettivamente proporzionale alla quantità di rifiuti indifferenziati conferita senza soglie irrealisticamente alte che, di fatto, penalizzano chi opera una riduzione sostanziale dei rifiuti, e con tutte le agevolazioni tariffarie per chi invece contribuisce alla prevenzione dei rifiuti.

A questo si affiancherà un necessario orientamento a ridurre la produzione dei rifiuti, coinvolgendo il mondo della produzione degli oggetti di consumo e della loro distribuzione, in considerazione del fatto che spesso il rifiuto è già gran parte di ciò che si acquista e si consuma e questo ha dei costi energetici rilevanti. Il dialogo e la sensibilizzazione coinvolgeranno esercenti, ristoratori e grande distribuzione nello sforzo che deve essere comune per la riduzione della frazione indifferenziata come di quella della plastica, difficilmente riciclata e poco riciclabile.

Ridurre la produzione di rifiuti indifferenziati sarebbe l’unico modo di rendere l’inceneritore superfluo. Sarebbe auspicabile l’inattivazione per mancanza di rifiuti da trattare visto l’effetto sulla qualità dell’aria. Occorrerebbe comunque mantenere alta la guardia e tenere sotto costante pressione la sua gestione, dal momento che molti dei rifiuti inceneriti a Modena provengono da fuori regione.

Il sostegno a iniziative quali la pannolinoteca e la stoviglioteca deve essere inserito come voce di bilancio per garantire continuità al servizio e un impatto nel tempo.

Fognature

Problema annoso, non risolto: manca controllo preciso sulla mappa e situazione del sistema fognario, con difficoltà ad individuare le criticità e i malfunzionamenti. Occorrerebbe una rimappatura.

Acqua potabile

La disponibilità di acqua potabile nel nostro Comune è consistente e di ottima qualità, sottoposta a controlli puntuali che ne garantiscono la salubrità; non si spiega il ricorso all’acqua da bere, in forma di prodotto commerciale, in bottiglie di plastica che diventano immediatamente rifiuto.

Essenziale continuare con l’esperimento della Casa dell’acqua; promuovere l’introduzione di  caraffe e bicchieri riutilizzabili o borracce per fiere ed eventi, in uffici pubblici, scuole, asili e anche esercizi di ristorazione. Inserire una mappa delle fontanelle pubbliche attive sul territorio comunale a beneficio di cittadini e turisti di passaggio.

Qualità dell’aria

Con la tangenziale si è verificato un alleggerimento significativo del traffico pesante, nel centro urbano,  ma rimane comunque ancora alta l’incidenza di traffico automobilistico, più leggero, ma che contribuisce, assieme ad altre fonti (riscaldamento ed inceneritore), a rendere l’aria insalubre. Sarà necessario un attento monitoraggio soprattutto in prossimità delle scuole, affinché le c.d. polveri sottili (PM 10 e PM 2,5) rimangano almeno al di sotto dei livelli di guardia stabiliti dalle normative.

Campi elettromagnetici

Le antenne ricetrasmittenti della telefonia mobile sono state concentrate in alcune località, in particolare sulla torre dell’acquedotto: sarebbe importante sapere puntualmente a quale grado di esposizione vengono sottoposti i cittadini residenti negli insediamenti residenziali attigui.

SARA

L’annoso problema creato dall’impianto di compostaggio SARA è ancora presente, ma momentaneamente inattivo: dovrà essere attentamente seguito affinché, nel caso l’attività riprenda, come è richiesto dalla proprietà, sia adeguatamente rispettosa delle prescrizioni cui la proprietà dovrà attenersi. Il nuovo impianto dovrebbe essere ad alta efficienza e con ridotte emissioni anche odorifere, rispettoso delle prescrizioni di legge.

Amianto

Nel territorio esistono non poche strutture, alcune fatiscenti, con coperture di eternit che sgretolandosi e polverizzandosi liberano particelle di amianto che andranno nell’aria, nel suolo e nelle acque: l’Amministrazione Comunale ha già provveduto a bonificare le strutture pubbliche che erano interessate, ma rimangono però le strutture di proprietà privata, cui la legge non impone l’obbligo di bonificare, come sarebbe opportuno, ma maggiori sollecitazioni da parte della Amministrazione Comunale si potrebbero contemplare.

Bilancio ambientale

Negli anni scorsi Nonantola si dotò di uno strumento amministrativo (Bilancio ambientale) per avere un puntuale controllo e riscontro dello stato ambientale del nostro Comune e delle influenze che le attività ed interventi intrapresi potevano determinare, peggiorando o migliorando la qualità ambientale. Uno strumento importante per garantire l’ambiente in cui viviamo con appropriatezza e responsabilità, per una necessaria tutela in funzione del benessere dell’intera comunità; è stato abbandonato, perché ritenuto, forse, superfluo: sarebbe invece da riproporre, perché con esso, se ben praticato, la comunità avrà l’occasione di essere maggiormente coinvolta, informata e resa consapevole di quanto sia importante una puntuale, partecipata e responsabile gestione dell’ambiente in cui si vive.

Educazione ambientale

Pensiamo che ogni comunità debba promuovere l’educazione alla conoscenza del proprio ambiente e delle sue espressioni, c’é bisogno di un cittadino aiutato a formarsi un’idea adeguata del valore di una buona qualità ambientale ed ecologica. Pensiamo che ci debba essere la massima convinzione nell’attivare momenti e pratiche rivolte alla tutela ambientale, anche ma non solo con coinvolgimento di un volontariato motivato e sensibile; a questa funzione dovrebbe provvedere un nuovo centro per la formazione ecologica che si rivolga, oltre che ai bambini, all’adulto e alla famiglia, perché é con essi che si può dare rilevanza e continuità allo spirito e alla pratica di attenzione alla qualità ambientale.

Crediamo sia necessario ricercare e promuovere un’idea di equilibrio e sviluppo sostenibile tra le diverse espressioni del nostro territorio, con una cittadinanza arricchita da una educazione-formazione ecologica ed ambientale adeguata all’esigenza, non rinviabile, di far fronte alla crisi ecologica non sufficientemente esplicitata. Si richiederà un impegno di tutti a un necessario e profondo cambiamento del modo con cui leggiamo ed affrontiamo, nella piccola e grande dimensione,  i problemi ecologici che ci circondano, per tendere ad un’idea di prosperità sostenibile, per il presente ma soprattutto rivolta al futuro.

Osservatorio ambientale

Nato come esperienza per promuovere la partecipazione popolare e coadiuvare l’amministrazione per affrontare le tematiche ambientali; ultimamente la sua attività è stata notevolmente ridotta con difficoltà a raggiungere il numero legale.

Occorrerebbe un rilancio e un maggiore coinvolgimento dell’osservatorio stesso nella definizione e implementazione delle politiche ambientali.

1.1 AGRICOLTURA

Industriale o contadina, biologica o integrata, intensiva o estensiva, l’agricoltura ha mille volti che troppo spesso vengono presentati in modo strumentale, suggerendo l’idea che esista un’agricoltura buona e un’agricoltura cattiva. L’immagine di un’agricoltura pulita, capace di produrre prodotti perfetti sotto tutti i punti di vista, di creare ricchezza e di attirare i giovani è certamente un auspicio condivisibile, ma, anche in questo caso, troppo riduttiva per una realtà che è invece molto complessa.

Questa visione eccessivamente semplificata, sostenuta anche dalla grande distanza che separa il settore produttivo dai così detti consumatori, tende a scaricare sugli agricoltori le responsabilità della tutela della terra, e spinge il consumatore a cercare risposte perfette sul piano teorico ma lontane dal poter essere applicate su vasta scala.

L’obiettivo di un’agricoltura realmente sostenibile e ben fatta dovrebbe stare a cuore di tutta la comunità ed essere perseguito da tutti secondo i propri ruoli e le proprie capacità. Non si tratta quindi di rincorrere il modello di agricoltura perfetto, adatto a tutte le situazioni, ma di ricercare sul proprio territorio il giusto equilibrio tra la sostenibilità economica, ambientale e sociale. Si tratta di un approccio complesso che è ben sintetizzato nella definizione di Agroecologia data da Miguel Altieri nel 1995 che definisce l’approccio agroecologico come: “studio, progettazione e gestione di agro-ecosistemi che siano produttivi, economicamente validi, ambientalmente sostenibili, coerenti con la cultura locale e socialmente giusti”.

Per raggiungere questo obiettivo è di fondamentale importanza riavvicinare chi non opera nel settore agricolo ai produttori, perché possa nascere un dialogo capace di costruire insieme strade nuove e più sostenibili, con la consapevolezza che i piccoli cambiamenti adottati su larga scala possono avere sull’ambiente circostante una valenza molo importante.

Sostenibilità economica

Nonostante i forti cambiamenti degli ultimi decenni l’agricoltura rimane un’importante componente del nostro territorio ed una risorsa economica da valorizzare e preservare, vitale per il benessere del Paese.

Gli agricoltori italiani scontano da troppo tempo la fatica di una lotta impari con i prodotti d’importazione che abbassano sensibilmente i prezzi di mercato, riducendo la competitività delle aziende agricole locali. I cambiamenti climatici, l’arrivo di nuove avversità hanno inoltre complicato ulteriormente la situazione. Il risultato è il progressivo affermarsi di aziende specializzate di grandi dimensioni e la scomparsa delle piccole e medie aziende, con un conseguente impoverimento del territorio. È quindi di fondamentale importanza facilitare e promuovere tutte le opportunità di vendita diretta dei prodotti (mercati, vendita in azienda, GAS Gruppi di Acquisto Solidale), la così detta filiera corta, che possano garantire un reddito più adeguato ai piccoli produttori. Altrettanto importanti sono la ricerca e la promozione di nuove possibilità di mercato, anche attraverso l’introduzione o la reintroduzione di colture destinate a processi di trasformazione industriali sostenibili.

Sostenibilità ambientale

È dimostrata la non sostenibilità di un’agricoltura forzatamente intensiva, energivora, dipendente dalla difesa chimica che compromette la necessaria biodiversità e che produce perdita progressiva di fertilità del suolo con il rischio di futura desertificazione.

In un momento di travaglio dell’agricoltura in generale, è più che mai necessario attivarsi per incentivare e promuovere maggiormente occasioni di conoscenza della scienza agronomica, delle pratiche colturali e delle loro problematicità, per innescare un processo di rinnovamento delle forme agronomiche. L’approccio agroecologico deve essere alla base di scelte progettuali volte a migliorare l’intero territorio comunale. Questo approccio non potrà essere generico e puramente teorico ma dovrà partire dalle reali difficoltà incontrate dagli agricoltori, focalizzandosi sugli agenti di danno (insetti invasivi, infestanti o patologie vegetali) maggiormente impattanti sulle produzioni agricole e che possono essere contenuti efficacemente anche con una gestione a livello territoriale.

Sostenibilità sociale

Se in un passato non troppo lontano il valore sociale dell’attività agricola era fondamentale e connaturato ad essa, oggi gran parte di questo patrimonio è andato perduto. Tuttavia negli ultimi anni l’agricoltura ha dimostrato una grande vitalità, promuovendo iniziative culturali e sociali e proponendo le aziende agricole come luogo di incontro per la comunità. Questa nuova sensibilità è dimostrata, ad esempio, dal Forum di Agricoltura Sociale e dalla recente legge Quadro 14/2015 (Disposizioni in materia di agricoltura) e rappresenta un’occasione di sviluppo per le aziende agricole del territorio. Ripensare l’agricoltura alla luce di queste esperienze, creando delle reti di scambio di conoscenze, competenze e pratiche, è il primo passo per ridare impulso a un rapporto con la terra che abbia come obiettivo sì la produzione di raccolti di qualità per la comunità locale ma anche la promozione della biodiversità e la tutela della fertilità del suolo.

Proposte

  • Proporre e promuovere incontri divulgativi mirati a presentare approcci agronomici innovativi e sostenibili e a spiegare le difficoltà del settore agricolo coinvolgendo sia gli addetti ai lavori sia le persone non direttamente coinvolte nel mondo agricolo.  Il tema dell’agricoltura in generale, con le connessioni alimentari ed ambientali, potrebbe essere affrontato e proposto annualmente in un evento di richiamo per i ricercatori, gli operatori ed i cittadini.
  • Individuare un luogo, uno strumento di coordinamento, al quale partecipino i produttori agricoli, le loro Associazioni, l’Amministrazione Comunale, Enti di Ricerca e Università, la Partecipanza Agraria di Nonantola, l’associazionismo, per promuovere e ospitare progetti di ricerca che possano avere ricadute sulla nostra realtà locale, per un lavoro congiunto di analisi e di elaborazione di proposte innovative, di possibilità agronomiche coerenti con i principi dell’agroecologia, per monitorare la situazione sul territorio, per fronteggiare le novità e le emergenze, per elaborare percorsi di progettazione e di sperimentazione, e per favorire, in particolare, l’avvio di nuove conduzioni agricole giovanili (accompagnate nella fase iniziale dall’esperienza di “agricoltori in quiescenza”), su terreni acquisibili in uso a condizioni accessibili.
  • Sollecitare parimenti lo sviluppo, attraverso l’allargamento della propria base sociale, dei Gruppi di Acquisto Solidale, che potrebbero contribuire alla collocazione di una parte delle merci delle aziende agricole locali prodotte sul territorio.
  • Ampliamento o riassestamento del mercato contadino del mercoledì, che al momento risulta essere un duplicato di quello del giovedì in quanto solo il 15% dei prodotti venduti deve essere di produzione propria degli espositori.
  • Opportuno considerare anche la fattibilità di forme alternative di vendita/scambio di prodotti agricoli, come la creazione di un banco/emporio di comunità dove il surplus degli orti e dei frutteti anche dei privati possono essere scambiati o venduti così come la creazione di un circuito locale Genuino Clandestino analogo a quello già in opera a Fossalta e a Modena Ovest.
  • Censimento delle aziende agricole disponibili alla vendita diretta.