Sono nato (nel 1974) e cresciuto in un piccolo paese rurale del Veneto, in una famiglia che gestiva una pasticceria artigianale. L’etica del lavoro, della responsabilità e del darsi da fare sono i caratteri positivi che ho respirato fin da piccolo aiutando i miei in laboratorio e in bottega.
È stato lo scoutismo, di cui ho fatto parte a lungo, anche come educatore, a consentirmi di ampliare gli orizzonti, fare esperienze e conoscere persone, idee e realtà diverse dal mio piccolo mondo rassicurante, a cui sono tutt’ora visceralmente legato, ma stretto e insufficiente ad affrontare alcune questioni che fin da giovane mi sono sembrate decisive, specie di fronte alle tragedie dei Balcani e di molti paesi vicini o lontani: la possibilità di praticare la convivenza e la nonviolenza, la gestione pacifica dei conflitti e delle differenze, la lotta alle disuguaglianze, la possibilità di una vita semplice e sobria e di una conversione ecologica. Avevo e ho voglia di capire e di esplorare. E mi pesa il mio eccesso di teoria rispetto alla pratica.
Tramite lo scoutismo ho conosciuto e poi frequentato a lungo la Comunità di Capodarco, nata negli anni Sessanta del Novecento dall’occupazione di una villa nelle Marche da parte di giovani disabili in fuga dagli istituti insieme a normodotati, che hanno dato vita a una esperienza di convivenza e partecipazione che resiste, non senza fatica, ancora oggi.
E così, laureatomi in Economia politica, a fine anni Novanta sono partito con la Comunità di Capodarco per l’Albania, dove ho vissuto per quattro anni occupandomi di progetti di cooperazione nell’ambito della disabilità, della deistituzionalizzazione della salute mentale, dell’assistenza a migranti e rifugiati, convivendo in una grande “casa”, all’interno di una fabbrica di lavorazione del ferro in via di dismissione, con una variegata umanità di amici albanesi e rifugiati dal Kosovo, l’Iraq, il Sudan. Sono stato esperto associato dell’Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati), dell’Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni). Lì ho conosciuto anche Grazia, cresciuta a Nonantola e in viaggio per seguire progetti cooperazione decentrata del Comune di Modena, con cui sono sposato dal 2005. Da allora vivo a Nonantola assieme a lei, alle nostre due figlie e a una meravigliosa ragazza in affido.
Una delle persone da cui ho imparato di più e che mi ha dimostrato le sorprendenti possibilità della vita è il mio testimone di matrimonio. Viene da Baghdad, ha vissuto due anni con me in Albania, ora è cittadino tedesco, sposato con una cittadina americana, padre di tre figli, di cui uno di nome Fausto.
Nel mio peregrinare tra le aspettative di buon veneto e mille inquietudini “senza patria”, in Italia ho conseguito un master in gestione di impresa e ho lavorato in una società di consulenza gestionale. Poi ho scelto di lavorare per il pubblico, a progetto, per molti anni. Mi sono occupato a lungo di rifugiati per il Comune di Modena. Oggi sono referente del bilancio, della ricerca e gestione di finanziamenti e degli atti del settore Politiche sociali, sanitarie e per l’integrazione del Comune di Modena. A Nonantola faccio parte delle associazioni “Giunchiglia-11” e “Anni in Fuga”, luoghi dove continuo a imparare molto.
Non mi sono occupato di politica prima di iniziare l’esperienza di “Una mano per Nonantola”. Ma ho sentito l’urgenza di intervenire, in modo manifesto, oggi e senza rinvii, di trovarmi con altre persone ad affrontare le questioni comuni, anche le più difficili, di confrontarmi, trovare e sperimentare insieme ad altri possibilità nuove di intervento politico e culturale, di smettere di delegare, di cercare di recuperare alla politica e alla partecipazione idee e spinte vitali presenti sul territorio, e di ibridare spazi e scelte troppo spesso delegati ai tecnici (tra i quali pure io mi annovero spesso) o soffocati dalle burocrazie. Non so bene in cosa riusciremo, ma la pluralità che ho sperimentato e le persone che ho conosciuto dallo scorso settembre mi hanno dato gioia, coraggio e speranza, pur senza placare le mie inquietudini. Costruire ponti, saltare muri, esplorare frontiere, diceva Alex Langer. Questo mi piacerebbe provare a fare, senza molte certezze da propagandare.
Mi chiamo Meriem e sono nonantolana da quasi 30 anni. Sono “sbarcata” a Nonantola nel novembre del ’91, con la mia famiglia, quando avevo circa 4 anni, per cui mi considero e mi considerano nonantolana.
Mi sono diplomata al “Barozzi” in economia aziendale, corrispondente in lingue estere, e per i primi anni dopo la scuola sono sempre riuscita a trovare lavoro abbastanza facilmente, poi dal 2011 è diventato tutto più complicato e ora sono disoccupata.
Fino a pochi anni fa il mio mondo erano solo la casa, il lavoro e gli amici. Poi ho scoperto il volontariato grazie all’associazione “Giunchiglia-11” e alla scuola di italiano “Frisoun” del Comune di Nonantola.
Da quando ho cominciato a impegnarmi in società ho imparato che tutto si può migliorare e che tutti noi siamo chiamati a fare la nostra parte, perché come si sente spesso dire in “Una mano per Nonantola, non è necessario essere politici per fare politica. La politica la si fa quotidianamente con l’impegno degli uni verso gli altri.
Ho deciso di sostenere la lista civica “Una mano per Nonantola” perché è composta da persone completamente diverse per provenienza, professione, interessi, ma che hanno un obiettivo comune: quello di migliorare per quanto possibile il nostro paese e soprattutto la vita di chi ci vive.
Sono nato a Sassuolo nel 1978 quando in Italia veniva inaugurata la prima Ludoteca… a Nonantola! E qui ho deciso di mettere le radici con la mia famiglia nel 2002. Laureato in Scienze dell’Educazione e Psicologo, coordino un centro diurno che ospita persone adulte con disabilità. In e con la Partecipanza Agraria abbiamo realizzato un orto facilitato accessibile anche alle persone con difficoltà motorie.
Con mia moglie Barbara, quando ancora eravamo fidanzati, ci piaceva venire a Nonantola a noleggiare CD alla Fonoteca, che all’epoca aveva sede nella Torre dei Modenesi, e per i concerti Rock del Vox. Una volta trasferiti abbiamo scoperto tante altre bellezze della nostra città: Villa Emma con la sua storia di accoglienza, la Partecipanza con la sua tradizione agraria e ambientale oramai millenaria, l’Abbazia, il Nonantola Film Festival e la Festa della Musica…Tante gemme che con la nostra lista civica ci proponiamo di conservare gelosamente ma, allo stesso tempo, di apportarvi nuova linfa. Attività e luoghi di interesse storico-culturale che, se valorizzati anche grazie a un’implementazione dei percorsi di mobilità dolce, possono rappresentare un volano per la rinascita del centro storico e delle sue attività commerciali.
Io e Barbara abbiamo deciso di sostenere attivamente “Una mano per Nonantola” perché oltre a condividerne ideali e progettualità, conosciamo le persone che vi fanno parte, dato che abbiamo condiviso con molti di loro l’esperienza del Gaslow e altri percorsi significativi: amici e amiche che con passione, motivazione e tante competenze hanno deciso di mettersi in gioco e metterci la faccia in un passaggio di tempo dove sarebbe molto più facile e comodo sotterrarla! Consapevoli però che i miglioramenti che vogliamo per la nostra comunità devono necessariamente partire da noi stessi e dai cambiamenti nei nostri stili di vita.
Piero Bertolini, un grande Pedagogista, ci ha insegnato l’importanza dell’“Educare al bello” come prospettiva e strategia pedagogica per costruire percorsi di senso etico rivolti ai “ragazzi difficili”; ecco forse questo è un valore che oggi possiamo estendere a tutta la nostra comunità: per prendercene cura, per valorizzarla, per ri-costruire insieme un senso civico basato sull’accoglienza e il rispetto del nostro ambiente e delle diversità. Insieme si può!
“[…] Nonantola è il mondo intero
ed è importante il cammino per raggiungerla
e tutto il vuoto che bisogna riempire
si chiama resilienza”
Per gli amici sono Bonushenricus, dal tempo degli studi di botanica all’università (Chenopodium bonushenricus è uno spinacio selvatico di montagna). Per alcuni di “Una mano per Nonantola” sono il poeta contadino. Contadino era mio padre, io pesto la terra come tecnico di campo, cercando di aiutare tecnicamente gli agricoltori con informazioni sui sovesci, con le analisi del terreno, con i monitoraggi degli insetti, ecc., seguendo da alcuni anni il biologico.
Poeta invece non saprei, direi di no, ma è uno scherzo talmente affascinante che mi presento nell’incipit con un frammento di una sorta di poesia, scritta un anno fa, dopo una passeggiata sull’argine del Panaro, vicino a Solara, il mio paese d’origine. Da Solara mi sono allontanato per studiare e poi lavorare, e ho provato nei vari luoghi in cui arrivavo a diventare familiare del luogo: genovese, tolosano, lucano, centese, finalese, bolognese. É strano, ma Solara, quel piccolo paese, che a me sembra sempre uguale, forse perché lo vedo ancora con gli occhi da bambino, ha creato un vuoto dentro, che fino ad ora non mi ha fatto diventare completamente familiare con nessun altro luogo. Forse è così per tutti. E forse lo è ancora di più oggi: siamo smarriti, lontani, a due passi dalle nostre origini.
Ma a Nonantola, con “Anni in fuga” e la scuola di italiano “Frisoun”, ho scoperto che la familiarità con un luogo si costruisce intorno ai problemi, con l’adattamento e la comunione: il vuoto non si riempie, ma si usa per impastargli intorno una ciambella da mangiare insieme. Ecco, questo per me ora è il diventare Nonantolano, e mi sento accumunato in questo ai ragazzi africani, asiatici, latinoamericani, che frequentano la scuola: immaginate il loro smarrimento e il loro vuoto a confronto con quello che io ho per Solara! E mi sento accumunato in questo percorso di resilienza a “Una mano per Nonantola”: per questo ho aderito.
Per me la politica si fa ogni giorno, è vita quotidiana, sono le decisioni che prendiamo, le relazioni che intrecciamo con le persone che incontriamo, è instancabile lavoro di mediazione, di convivenza su un territorio condiviso. È cittadinanza, è comunità.
In questo senso, provo a far politica nella mia vita personale, in famiglia, nel mio lavoro di insegnante, come residente a Nonantola ormai da vent’anni.
Quando sono arrivata dal sud, è stato difficile. Pian piano le cose sono cambiate e mi sono integrata nel paese cogliendo le tante opportunità che i servizi comunali offrivano. Oggi posso dire che questa è la mia terra d’adozione e sono contenta di vivere proprio qui, in un territorio generoso, dove donne particolarmente attive nel dopoguerra si sono organizzate per accogliere e tenere con sé i bambini del meridione povero e distrutto. Dove in passato si è dimostrato grande coesione e coraggio, al di là delle differenze culturali e sociali, nell’accogliere e “difendere” i ragazzi stranieri, per giunta ebrei, di Villa Emma. Sono contenta di vivere in un posto dove abitano persone di culture diverse. A volte ho la sensazione di essere a Londra!
Qui, in controtendenza con altre città e altre comunità, esiste vera attenzione da parte di amministrazione, scuola, mondo del volontariato verso l’integrazione e l’inclusione e si cerca di lavorare e di collaborare per sostenere e sviluppare il senso di cittadinanza attiva, cittadinanza italiana, europea e mondiale.
Sono grata a Nonantola perché mi ha “accolto” e mi ha permesso non solo di incontrare altre persone ma di esprimere me stessa, coltivare i miei interessi arricchire le mie competenze.
Ho deciso di sostenere “Una mano per Nonantola” perché è composta da cittadini, da persone attive sempre, che fanno politica ogni giorno, che si incontrano, si confrontano e sono convinti che ci sia spazio per tutti, anche per me.
Mi piace leggere. Cose leggere e altre impegnate… Leggo lentamente… 2, 3 pagine al giorno, quelle possibili nei tempi delle “brevi e obbligate” soste quotidiane.
Tra tutte le letture, quelle di cui sono appassionato ancora oggi sono sicuramente le carte topografiche. Progettare, spaziare, viaggiare, cercare picchi, sorgenti, rifugi, casere, guadi, essere pronti a imprevisti, immaginare nuovi incontri. Tutto concentrato in poco più di mezzo metro quadrato di carta.
Sulle carte non c’è nessun itinerario, neanche breve, che ti porti dal punto A a B e che sia lineare. Sei costretto a giri più larghi, svolte, scarti improvvisi, imprevisti.
Un po’ è andata così anche nei miei percorsi scolastici e lavorativi: diplomato come disegnatore in un istituto tecnico, ho frequentato la triennale in economia (allora “laurea breve”) poi ho fatto lavori molto diversi per una decina d’anni: da educatore non professionale, a disegnatore tecnico, una breve esperienza di operaio nell’ambito alimentare, poi impiegato commerciale, operatore in una cooperativa sociale e, dal 2005, in Caritas a Modena, dove mi occupo di accoglienza e immigrazione.
Riportandolo su una carta topografica sarebbe un itinerario piuttosto tortuoso, che evidenzierebbe alcune deviazioni secche: l’entrata negli scout come lupetto nel 1983, poi come capo scout dal 1995 al 2007, l’anno di obiezione di coscienza in Caritas in un centro di accoglienza, l’incontro con mia moglie nel 2001 e l’esperienza di 6 mesi con lei in Brasile.
Ho imparato, uscendo dal sentiero principale, osando varianti inedite, tornando sui miei passi da quelle troppo rischiose, a osservare le cose sotto nuove prospettive, a vedere che c’è dell’altro oltre il mondo del commercio e dell’economia che mi affascinava da più giovane. Mi sono lasciato arricchire da nuovi incontri, fatto contagiare da altre culture, ho imparato ad ascoltare storie di persone che prima neppure vedevo. Ho visto come, anche in situazioni di fatica, di miseria, di modi di pensare molto lontani dal mio ci sia sempre una sorta di bellezza nascosta da scovare.
Tra le povertà più presenti anche sui nostri territori credo che ci sia la povertà di relazioni la cui mancanza ne determina anche altre, più materiali.
Uscito dagli scout per il rapido allargarsi della famiglia, abbiamo fondato nel 2005 il gruppo di acquisto solidale “Galsow” di cui, dal 2010, sono il presidente. Nel 2013 è iniziata la riflessione su temi più sociali che ha portato all’incontro con altri gruppi del territorio e alla costituzione dell’ associazione “Anni in fuga”, di cui sono parte attiva.
Questa nuova avventura di “Una mano per Nonantola”, ricca di riunioni e riflessioni riportate ancora in gran parte su carte e piantine, ha mosso alcuni passi anche nel reale, fatto di incontri, confronti tra persone con storie ed esperienze molto diverse e per questo stimolanti. Non so se resterà un puntino sulla carta o un percorso che andrà oltre i confini pensati. Fatto sta che è una bella avventura, faticosa e che vale la pena percorrere fino in fondo.
Quando i miei amici mi chiedono “perché ti candidi?” io rispondo che non c’è nessun motivo per non farlo. E allora qualcuno pensa all’imbarazzo, altri sostengono che “tanto non cambierà nulla” e alcuni coetanei pensano che mettersi in politica sia da “sfigati”. Per fortuna non ho ascoltato i miei amici e mi sono ritrovato a parlare di cose che mi interessano e mi riguardano da vicino. Lo chiamerei “errore fecondo”.
Ho studiato alle scuola medie di Nonantola e poi al liceo scientifico-tecnologico “Corni”. Dopodiché mi sono iscritto all’università di Bologna e passati cinque intensi anni di studio, a dicembre, ho conseguito la Laurea magistrale in Ingegneria energetica. Tra gennaio e febbraio ho vissuto qualche settimana in Inghilterra e da marzo lavoro a Maranello in uno studio tecnico. Mi occupo di impianti fotovoltaici ma anche di impianti elettrici e termici in generale.
I miei studi e la mia professione sono focalizzati sul concetto di energia. L’energia non la vediamo ma è presente nella nostra vita in ogni cosa che ci sta intorno o che facciamo. Anzi, l’energia è il motore di tutte le nostre attività, che sono anche la causa dei problemi ambientali. Non è così semplice porvi rimedio, ma è studiando la questione che si affronta correttamente la sfida.
I problemi ci sono, ma un conto è affrontarli in casa propria davanti a uno schermo, prendendo le parti di una fazione o dell’altra, un conto è metterci la faccia, vedere, ascoltare, capire, chiedere e infine discutere per trovare una soluzione.
Tra le mie passioni ci sono il calcio, la lettura e le uscite con il mio gruppo di amici che è diventato una seconda famiglia. Partecipo all’organizzazione della Fiera dell’agricoltura e dell’allevamento. Adoro le escursioni in montagna, gli spettacoli teatrali e le scampagnate a Villa Sorra. Ho fatto gli scout e oggi sono parte di “Giunchiglia-11” e dell’associazione “Anni in fuga”.
Mi chiamo Stefania e da sempre lavoro nel mondo dell’infanzia.
Ho iniziato ad insegnare nel lontano 1989 a Modena in una scuola a fini speciali per bambini audiolesi. In seguito per 21 anni sono stata, di ruolo, nella scuola primaria di Nonantola, che poi ho deciso di lasciare per altre esperienze professionali. Ora mi occupo nuovamente di infanzia come supporto a bimbi disabili in una scuola privata di Nonantola. Perché? Perché se si nasce per fare una cosa, è quella, credo, la strada da seguire e io è coi bambini che mi sento alla pari.
Amo la vita, anche se a tratti la trovo durissima. Amo la compagnia delle persone e stare sola; amo fare sempre nuove esperienze ma fatico moltissimo a lasciare la strada vecchia; sono energica e testarda e anche estremamente volubile e vulnerabile.
Sono convinta che tutti gli esseri umani siano esseri umani, che tutti abbiano un valore e una ricchezza da portare, grandi e piccoli, belli e brutti, ricchi e poveri, bianchi e neri… e “Una mano per Nonantola”, per me, è fondamentalmente questo: credere che per tutti c’è una possibilità in questo paese. Per tutti!
Se non fosse così non ci avrei messo la faccia perché non sono affatto una “politica”, sono una persona molto semplice, ma, nonostante l’età, credo ancora che il mondo sia il luogo migliore in cui vivere, se lo vogliamo davvero.
Le mie passioni? A momenti alterni della vita, direi quasi tutte… mi piace tutto! Ho imparato a convivere con i facili entusiasmi che mi connotano e le inevitabili delusioni che ne conseguono.
Come tutti sono anche tanto altro. Chi mi conosce, conosce le mie crisi e i miei momenti difficili, conosce il mio sorriso che provo veramente a non perdere mai…
Chi non mi conosce… spero che “Una mano per Nonantola”, fra le altre cose, si l’occasione per conoscersi.
Grazie, Ste
Le donne stesse… spesso si attardano in una rivendicazione critica… Il mondo di un incontro non tradizionale della fecondità tra i due sessi quasi non esiste…
Luce Irigaray, Etica della differenza sessuale, 1985.
Un gruppo di donne e di uomini, portatori di tante differenze e impegnati nei molti campi della società nonantolana, decide di confrontarsi in prima persona con le funzioni e l’operatività dell’istituzione comunale, quella più vicina alla gente, la prima cui tutti ci rivolgiamo.
Vorremmo una maggiore solerzia? Un approccio più sensibile ai problemi dei cittadini? Più entusiasmo e coraggio nel cercare strade nuove? Bene, proviamoci in prima persona, con umiltà, insieme agli altri, confrontandoci e studiando. Mi sembra un bell’inizio, un modo, in particolare, per rispondere alla crisi della politica, alla sfiducia nelle istituzioni e nella stessa democrazia. In particolare mi piace che tante donne e ragazze abbiano partecipato alla stesura delle proposte programmatiche e che otto dei sedici candidati siano donne.
Come possono uomini e donne condividere il mondo in un rapporto paritario e rispettoso della differenza che caratterizza l’umanità che, appunto, non è neutra bensì maschile e femminile? Mi sembra questione centralissima della vita civile, politica, economica e culturale. Invece intorno a questa emergenza vi sono semplificazione e strumentalizzazione, chiusure preconcette e stereotipate, che si esprimono spesso con toni violenti e retrivi.
Auspico che lo stare insieme dei candidati e delle candidate, dei sostenitori e delle sostenitrici di “Una mano per Nonantola” sia un cimento per una cultura delle relazioni che possa consentire alle donne e agli uomini una evoluzione, un divenire libero e pieno della nostra umanità, maschile e femminile, nella vita pubblica come in quella privata.
Lauretta Bulgarelli, anni 63, educatrice d’infanzia in pensione.
Ciao a tutti, sono Gianluigi “Giangi” Monari, chi mi conosce sa che faccio il medico di famiglia a Nonantola e che mi sono candidato nella lista civica “Una mano per Nonantola”. Sono “cresciuto” in ambito parrocchiale e nell’associazionismo cattolico, ma senza logiche di cortile o chiusure dogmatiche.
Ho avuto la fortuna di incontrare molte persone significative e luminose che mi hanno aiutato a scrollarmi di dosso molti pregiudizi e a farmi capire che o ci si “salva” insieme o si crea una società profondamente diseguale ed infettata dalla paura del diverso. Cosa che sta avvenendo ora in Italia, soprattutto con i nostri nuovi “reggitori”.
Penso che anche in una realtà piccola come Nonantola, persone che credono nei valori forti della solidarietà, dell’amore per l’ambiente, della difesa dei diritti di chi è più debole e svantaggiato, possano davvero migliorare la nostra Terra. Questi valori ho ritrovato in “Una mano per Nonantola”, questi valori cercherò di rinforzare.
Sono un’insegnante, anzi una maestra, da tanto tempo… Ero ragazzina e andavo ad aiutare i bimbi a fare i compiti presso “Mamma Nina”, una struttura che accoglie ragazzini con problematiche familiari. Questa esperienza mi ha aperto una finestra su un mondo che non conoscevo. E quei bimbi non mi sono più usciti dal cuore.
In seguito, spronata da don Gianni Gilli, sono entrata negli scout e lì la ragazzina timida e un po’ scontrosa, da brava figlia unica, è cresciuta, si è sentita parte di una nuova comunità, alla quale, anche senza fazzolettone, si sente di appartenere ancora.
Una delle esperienze che più mi ha formato sono i quattro anni in cui ho insegnato in carcere. Anni intensi, faticosi, vissuti fino in fondo. Il senso del mio lavoro ne è uscito profondamente modificato. Tra le altre cose, ho scoperto questo nesso molto stretto: molti di coloro che da adulti si ritrovano dietro le sbarre, reali o percepite che siano, sono ragazzi o ragazze che hanno abbandonato la scuola prematuramente, o perché allontanati o perché non si sono sentiti accolti o perché costretti dalla famiglia. Tutte le persone a cui ho fatto scuola in carcere lamentavano un cattivo rapporto e pessimi ricordi di scuola.
Dalla scuola passa ogni cittadino, quindi deve essere un’occasione non solo di istruzione e formazione, ma anche per riaprire partite che la società o la famiglia vorrebbero già chiuse, un’occasione per avviare processi di inclusione su cui i docenti devono sforzarsi di incidere in modo positivo. Quest’idea di fondo, anche se molto personale, mi ha spinto a interessarmi di disagio, dispersione e disturbi comportamentali, tematiche molto complesse sulle quali non dobbiamo smettere di interrogarci, fare ricerca, sperimentare… Ritengo che solamente scuola, famiglia e contesto cittadino insieme, collaborando, possano creare una società più accogliente e solidale.
Non mi sono mai occupata di politica, ma ho deciso di provare a mettermi in gioco con “Una mano per Nonantola” perché credo che insieme, in modo trasparente e concreto, con le nostre differenze e secondo le nostre competenze, possiamo far compiere uno scatto in avanti alla qualità della vita, al senso di giustizia, alla coesione e alla bellezza della nostra comunità.
Sono nato a Soliera, ma dall’età di due anni ho sempre abitato a Nonantola. Diplomato in elettronica al “Fermi”, gran parte della mia attività lavorativa l’ho svolta a Modena all’Amcm, ora Hera. Il lavoro mi coinvolgeva e mi appassionava perché era un’azienda per la città con i servizi di elettricità, gas e acqua per le abitazioni e le attività produttive.
Mi sono costantemente impegnato sia sindacalmente che a livello politico. Tra gli anni ottanta e novanta ho ricoperto incarichi di assessorato nell’amministrazione Comunale di Nonantola. Questa esperienza ha contribuito in modo sostanziale alla mia formazione facendomi conoscere il territorio, i bisogni e le aspettative dei cittadini.
Successivamente ho “scoperto” la Partecipanza a cui da quasi tre legislature dedico in modo appassionato il mio impegno, in particolare all’Archivio storico di cui sono il curatore. Questo mi ha consentito di indagare a fondo la storia quasi millenaria della comunità dei partecipanti che dal 1058 hanno difeso e migliorato l’antica concessione dell’Abate Gotescalco per passarla di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Oggi la Partecipanza è una presenza importantissima per la nostra comunità in senso economico, agricolo, ambientale, storico e culturale.
Ho deciso di sostenere la lista “Una Mano per Nonantola” per i principi che esprime, per lo sviluppo futuro che cercherà di portare avanti per la nostra comunità in termini di vivibilità per i cittadini, tutela dell’ambiente, difesa del territorio, valorizzazione storica e culturale.
Non nascondo la soddisfazione di aver constatato l’entusiasmo di tante persone che si sono messe in gioco discutendo e creando un programma corposo ma fattivo, donne e uomini che in gran parte nemmeno conoscevo ma che ora sento vicini alle mie idee e ai miei valori. Questo mi sprona a continuare a mettere a disposizione il mio modesto contributo che insieme a quello di tanti altri può produrre cose importanti per Nonantola.
Stocco Fausto, Miletic Slobodan, Vincini Maurizio, Magnoni Carlo, Melotti Ivan, Reggiani Natascia, Vaccari Giacomo, Baldini Massimo, Ferrari Sara, Bartolomeo Eros, Molinari Milena, Monari Gian Luigi, Prandini Paolo, Salmi Patrizia, Vaccari Cecilia, Annovi Giulia, Guagnano Leonardo, Meschiari Federica, Piccinini Arianna, Salmi Germana, Serafini Giovanni, Bulgarelli Lauretta, Ferrara Katia, Lucenti Stefania, Monti Luigi, Severi Libero, Stefanachi Rossella, Stefanini Grazia, Scorzoni Chiara, Miletic Bojana, Bonettini Tamara, Ghelfi Romano, Iarosomanana Marielle, Leonardi Michela, Mastropietro Maria, Meschiari Maurizio, Salmi Renzo, Severi Lucia, Schiavi Ilaria, Tassinari Beatrice, Vaccari Antonio, Veronesi Eugenio, Vincini Roberta, Severi Valerio, Serafini Agnese, Bortolotti Matteo, Prandini Augusto, Gherardi Giovanna, Prandini Stefania, Taccini Gianluca, Maestri Barbara, Bulgarelli Rino, Balboni Silvia, Anderlini Paolo, Molinari Nera, Rebecchi Rebecca, Maletti Graziella. Monari Maria Chiara, Lo Surdo Maria Grazia, Bruni Iole, Gadioli Gabriele, Bertacchini Eleonora, Elena Piffero, De Santis Elisa, Bartolomasi Christian, Serafini Michele, Enrico Gabrielli, Rovatti Giampaolo, Pierli Gianni, Mattioli Paolo, Baldini Andrea Riccardo, Mazzaretto Cinzia, Salik Meriem, Corradini Adelina, Bavutti Cristina, Bastasin Marco, Monari Lucia Maria, Galletti Serena, Calciolari Giacomo, Bevini Ivano, De Santis Michele, Barak Aaronson.
Ho 57 anni, sono diplomata in ragioneria. Sono sposata e ho una figlia. Fino al 1999 ho lavorato in proprio in una piccola azienda di famiglia. Dal 2000 al 2013 ho lavorato come dipendente in qualità di impiegata amministrativa addetta alla contabilità. Ho poi deciso di lasciare il lavoro per necessità famigliari.
Cattolica praticante, sono impegnata in vari ambiti della vita parrocchiale, in particolare con la Caritas, di cui faccio parte da circa 10 anni. In questi ultimi anni ho dedicato parte del mio tempo libero al volontariato in parrocchia cercando di essere attenta alle persone, di aiutarle quando possibile, con l’obiettivo di creare legami di solidarietà e vicinanza nei confronti di chi è più fragile.
Non sono mai stata iscritta a un partito politico. In questi ultimi mesi la cosa che mi ha più appassionata è stato mettere il naso nella questione dell’accoglienza ai richiedenti asilo arrivati a Nonantola da mezzo mondo, persone diverse ma nel complesso con grandi qualità e grande curiosità verso il prossimo.
Lavorare intorno ai mille nodi dell’accoglienza ha permesso a diversi di noi di conoscersi meglio, di imparare a lavorare insieme, di affinare le nostre capacità organizzative. Siamo diventati una vera e propria squadra con tanti progetti da realizzare.
Anche per questo motivo ho accettato la sfida ulteriore della politica: per portare nell’agenda dell’amministrazione della nostra città le tante domande di giustizia che ho incontrato in questi anni per le vie di Nonantola.
“Pianta hai sete?” chiedevo ai fiori di mia nonna, poi, convinto che la risposta fosse stata affermativa, giù acqua. Questo succedeva circa 34 anni fa, avrò avuto due anni, nasceva la mia passione per le piante. Anni dopo scoprivo che sotto le foglie delle amarene c’era un mondo spietato e affascinante, in quei pochi cm2 potevo farci un safari, scoprivo gli insetti. Più tardi gli studi universitari in agraria mi hanno aiutato a spiegare il perché di tante cose che, prima di allora, avevo solo osservato. Da circa una decina d’anni collaboro con enti che si occupano di ricerca applicata e di sostegno all’agricoltura (Università di Modena e Reggio Emilia, Consorzio Fitosanitario di Modena, CREA) e seguo progetti in ambito prevalentemente entomologico. Queste esperienze, che potrebbero sembrare molto specialistiche e settoriali, mi hanno permesso di comprendere come, problemi apparentemente ben definiti e circoscritti, abbiano implicazioni profonde anche in ambiti molto distanti dall’origine del problema.
Ho vissuto la mia partecipazione ai lavori di costruzione del nostro programma come il naturale proseguimento di un percorso di impegno sul territorio iniziato col volontariato nel gruppo Scout e proseguito nell’associazione “Giunchiglia-11” nella Partecipanza Agraria e nella costituzione del comitato “Anni in fuga”.
Non avendo trovato motivi sufficientemente validi per dire di no, assumo questo impegno ad espormi in modo diretto non senza timori, ma confortato dal trovarmi insieme a compagni di strada che con percorsi simili al mio, o del tutto diversi si sono trovati e ritrovati ad un incrocio. Se la fatica della strada è difficilmente sopportabile dal singolo, insieme è tutta un’altra storia… Perché non provarci allora?
Assistente sociale iscritta all’albo, grazie all’anno di Servizio civile volontario sono passata attraverso il centro d’ascolto di “Porta Aperta”, ruoli di responsabile di una comunità di accoglienza di mamme con bambini (“Casa Maria Elisabetta”) e di vice responsabile di un centro diurno (“Duccio da Buoninsegna” poi “Torre Muza”) per giovani e adulti inviati dai servizi di Modena, e, attualmente, vice responsabile dello “Spazio anziani” di via Pergolesi, ho confermato e riconfermato giorno dopo giorno la mia scelta professionale rivolta a persone “ammaccate dagli incidenti della vita”.
Capo Scout Agesci per una manciata consistente di anni, ho anche svolto attività di volontariato nel doposcuola e, oggi, con i giovani stranieri (Associazione Anni in fuga).
Sono sposata e ho tre figli.
Sono appassionata di escursioni in montagna, fotografa di paesaggi e volti, atelier creativi, lettura e musica classica che a, volte, cerco di suonare. È con lo stesso vivo desiderio che ho deciso di essere parte di “Una mano per Nonantola”, insieme ad altri saggi e appassionati amici e conoscenti, e, in questo percorso, ho scoperto e riscoperto il territorio nonantolano, con le sue debolezze da stemperare e le innumerevoli potenzialità da far riaffiorare!
Classe 1981, ho passato l’adolescenza tra scoutismo, animazione di strada, teatro amatoriale e campagne per una globalizzazione dei diritti e non solo dell’economia. Mi sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Forlì con una tesi su società civile e prospettive di democratizzazione in Egitto e Giordania; ho conseguito un dottorato di ricerca in Politiche per lo Sviluppo Sostenibile sempre all’Università di Bologna, con un soggiorno di ricerca sul campo di quasi due anni negli slums del Cairo. La tesi, sulla partecipazione dal basso nei progetti di riqualificazione urbana, è stata pubblicata da Odoya nel 2009. Dopo il Cairo ho vissuto due anni a Haifa, in Israele, insegnando italiano, e poi sette anni in Inghilterra, dove mi sono dedicata alla ricerca di pratiche di sostenibilità nella vita quotidiana. Tornata a Nonantola due anni fa con mio marito e i nostri tre figli, ho proseguito qui l’impegno sociale e ambientale tra Legambiente, Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) e con la rete Famiglie Rifiuti Zero.
Una mano per Nonantola rappresenta la mia prima esperienza in campo politico. Mi sono messa in gioco perché le sfide sociali e ambientali che abbiamo davanti, a livello planetario ma anche come comunità locale, sono troppo urgenti per restare a guardare e necessitano di risposte articolate e radicate nel territorio. Nella lista civica porto la mia esperienza nella pianificazione urbanistica partecipativa e lo sforzo di salvaguardia ambientale. Credo che per star bene una comunità deve puntare sul benessere di tutti, economico ma non solo, sulla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, sulla vivibilità del nucleo urbano e delle aree circostanti, sulla ricostruzione di un senso di solidarietà e del bene comune. Gli anni all’estero mi hanno fatto sentire tante volte “migrante”. Mi hanno anche aperto gli occhi su altri modi di vedere i problemi e trovare soluzioni: buone pratiche concrete che spero potranno essere adattate al nostro territorio.
Elezioni amministrative – Nonantola 2019
Il prossimo 26 maggio si voterà per il rinnovo del sindaco e dell’amministrazione comunale di Nonantola.
La giunta uscente, guidata dalla sindaca Federica Nannetti, è stata supportata da una maggioranza in consiglio comunale costituita da PD e SI – Art.1 Mdp (ex Leu).
Esprimiamo un giudizio complessivamente positivo del loro operato, soprattutto caratterizzato, da un lato, dal recupero dei beni storico monumentali gravemente danneggiati dal terremoto, dall’altro dal forte impegno in settori chiave per la tenuta della comunità quali l’assistenza e i servizi sociali, i servizi culturali e la scuola, pur registrando anche aree di criticità sulle quali si intende lavorare per irrobustire la capacità di governo dei processi.
Positiva e qualificante, poi, l’azione condotta nel campo delle politiche dell’accoglienza e dell’integrazione, grazie anche al prezioso contributo di una solida rete di volontariato laico e cattolico.
Il quadro politico preoccupante emerso dalle elezioni nazionali del 4 marzo 2018, e la successiva diffusione di fenomeni e sentimenti populisti, sovranisti e di destra in Europa e in Italia, insieme al ripresentarsi di prospettive economiche negative, ci impongono di accostarci alle prossime elezioni comunali con uno sguardo nuovo, nella consapevolezza che non basteranno i risultati di buon governo per ottenere il consenso degli elettori. La crisi di fiducia dei cittadini nella politica e nei partiti, a partire da quelli di sinistra, in Italia e nel mondo, devono indurci a uscire dal perimetro del passato, con l’intento di aprire al fattivo contributo e coinvolgimento delle tante energie e realtà di impegno civico e volontario di cui Nonantola è ricca.
Seppur in sintesi, sono questi i motivi di fondo che ci spingono a dare vita ad un nuovo campo aperto, progressista e plurale, che veda insieme diversi soggetti: partiti, liste civiche, realtà associative, che si riconoscano e condividano in primo luogo un insieme di principi e valori fondamentali, quali quelli di seguito riportati:
A partire dalla profonda condivisione di questi valori e principi, abbiamo individuato le linee guida di un programma di governo di Nonantola per i prossimi anni, che si sostanzieranno anche con i materiali prodotti dalle diverse liste: gli indirizzi programmatici principali da sviluppare e dettagliare attraverso un percorso pubblico partecipato da svolgersi nelle prossime settimane.
Proponiamo che i capitoli qualificanti del programma siano:
1) Ambiente e territorio. Definizione del Piano urbanistico generale (PUG)
Si sostengono politiche ambientali che difendano l’equilibrio ecologico del territorio, salvaguardino le sue fragilità e migliorino la qualità della vita degli uomini, degli animali e delle piante che lo abitano: per riaffermare il principio di sostenibilità sul piano ambientale ed energetico; garantire la salubrità dell’acqua e dell’aria; aggiornare il piano della mobilità; potenziare ed efficientare le reti ciclabili e pedonali; operare per l’eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche e garantire l’accessibilità e il diritto alla libertà di movimento; attivare strumenti formativi; monitorare col “bilancio ambientale” le situazioni e i risultati conseguiti.
Il PUG rimane lo strumento di regia complessiva e di lungo termine delle politiche di tutela, rigenerazione e programmazione sostenibile del territorio, di aggiornamento della rete dei servizi per la comunità, di miglioramento della mobilità nell’ottica di riduzione dei consumi energetici e dell’inquinamento.
Agricoltura
L’obiettivo di un’agricoltura realmente sostenibile e ben fatta dovrebbe stare a cuore a tutta la comunità ed essere perseguito da tutti secondo i propri ruoli e le proprie capacità. Non si tratta quindi di rincorrere il modello di agricoltura perfetto, adatto a tutte le situazioni, ma di ricercare sul proprio territorio il giusto equilibrio tra la sostenibilità economica, ambientale e sociale.
Per raggiungere questo obiettivo è di fondamentale importanza riavvicinare chi non opera nel settore agricolo ai produttori, perché possa nascere un dialogo capace di costruire insieme strade nuove e più sostenibili, con la consapevolezza che i piccoli cambiamenti adottati su larga scala possono avere sull’ambiente circostante una valenza molto importante.
Cura e decoro dell’ambiente. Azioni di quotidiana bellezza
La cura e il decoro dell’ambiente in cui si vive ogni giorno concorrono alla qualità della vita dei cittadini; ma la bellezza va ricercata e coltivata anche nelle relazioni tra le persone. Occorre promuovere gesti di consueta e costante collaborazione fra i cittadini: nella manutenzione e nel miglioramento anche estetico delle aree comuni, nel sostegno e nell’aiuto reciproco fra le persone, anche finalizzato al controllo del territorio, nello sviluppo di attività di aggregazione e relazione di vicinato.
Si potrà dare vita ad un programma di “adozioni” mirate di piccoli spazi pubblici (aiuole, rotonde, piccoli parchi pubblici).
Va stimolato il gusto e il piacere del bello anche nella cura delle aree e dei giardini di proprietà; in questa direzione si potranno avviare in via sperimentale progetti circoscritti a poche strade o una zona.
2) Cultura e patrimonio storico. Nonantola, città di turismo culturale di qualità
Valorizzare le potenzialità del patrimonio storico e paesaggistico di Nonantola, per accrescerne e diffonderne la conoscenza, con la creazione di un sistema integrato che sviluppi l’identità culturale della nostra realtà, con progetti di riqualificazione, di destinazioni e di fruizione, delle eccellenze pubbliche e private presenti sul territorio e che, adeguatamente coordinate tra di loro, possano dar luogo ad un polo storico-artistico di prim’ordine.
La valorizzazione e la promozione turistica di Nonantola richiede azioni in diverse direzioni: dal completamento del recupero del centro storico e dei suoi beni alla promozione di eventi che favoriscano la crescita della notorietà e dell’immagine di Nonantola; dagli interventi al miglioramento del decoro urbano alla qualificazione della capacità ricettiva e della rete commerciale; dall’incentivazione del recupero e della cura del patrimonio edilizio privato alla ridefinizione dell’accesso e della viabilità intorno al centro storico.
La creazione di una struttura di coordinamento delle attività ricettive e di fruizione del patrimonio storico-artistico-monumentale si appalesa indispensabile.
Le opportunità culturali come leva di affermazione dei cittadini
Nonantola vanta una consolidata rete di servizi e opportunità culturali; nei prossimi anni, la realizzazione del nuovo Polo culturale comunale offrirà l’occasione per procedere all’aggiornamento dell’offerta di servizi e politiche culturali e formative. L’esperienza dell’ampio mondo dell’associazionismo nonantolano sta evidenziando, da vari anni, la necessità di un coordinamento tra le attività delle istituzioni e quelle dei gruppi di cittadini che lavorano in campo culturale e sociale, favorendo sempre più il sostegno a progetti trasversali alle diverse espressioni della nostra comunità.
3) Scuola e servizi educativi
La scuola e la società devono “respirare” insieme.
La scuola è la prima cellula sociale dopo la famiglia, il primo momento di incontro e socializzazione, il primo luogo di accoglienza e di costruzione di relazioni tra studenti e famiglie. Scuola ed amministrazione non possono camminare se non insieme, nella realizzazione di iniziative di carattere, culturale, sociale, ambientale; nella costruzione di percorsi individuali di accoglienza e integrazione; in un dialogo sempre aperto, vigilie e propositivo su tutto ciò che il momento storico attuale porta alla luce.
L’impegno per la scuola deve coinvolgere tutta le diverse competenze dei servizi comunali e tutta la ricchezza del patrimonio ambientale, storico e associativo che tanti anni di lavoro hanno saputo costruire nel nostro territorio.
Un ruolo della scuola come comunità educante, come punto di riferimento, come luogo di incontro tra generazioni e culture facilitando la costruzione del senso di appartenenza alla comunità.
4) Con gli occhi dei più giovani
Una comunità deve prendersi cura del futuro dei più giovani e favorire percorsi che possano sviluppare un loro pieno protagonismo; così, anche le politiche e le azioni di governo locale dovranno saper interloquire con le domande, le esigenze, le inquietudini delle giovani generazioni, per comprendere e andare incontro ai loro bisogni: di aggregazione, divertimento e socializzazione; di crescita culturale e affermazione sociale, di accesso alla pratica sportiva e a stili di vita sani, di opportunità formative e di strumenti conoscitivi che agevolino l’accesso al lavoro.
5) Nonantola comunità aperta, inclusiva, solidale
La storia di Nonantola è ricca di importanti testimonianze di solidarietà, accoglienza, condivisione. Questi tratti dovranno continuare ad essere i caratteri distintivi della nostra comunità, con politiche sociali e di assistenza capaci di prevenire ogni forma di emarginazione (economica, sociale, culturale), di favorire la fuoriuscita da condizioni di povertà, di rendere possibile la piena integrazione di ogni individuo. A ciò dovranno concorrere in sinergia le politiche e le azioni delle istituzioni e il prezioso contributo delle numerose realtà di volontariato sociale, laico e cattolico, ben presenti sul territorio.
Servizi sociali e “lavoro di comunità”
Siamo ad un cambio di paradigma: non si può più pensare nè gestire i servizi sociali con un approccio di tipo assistenziale. Di fronte alle povertà e alle vulnerabilità sempre crescenti è necessario avviare un cambiamento profondo nella cultura e nelle pratiche dei servizi sociali territoriali che vada con convinzione verso una rinnovata idea di “lavoro di comunità”. Dove con ciò non intendiamo la delega a una generica comunità, quanto piuttosto il più alto coinvolgimento delle risorse, delle competenze, delle alleanze che già esistono in un territorio.
Per questo crediamo indispensabile:
Immigrazione e crisi dei rifugiati.
La cosiddetta “crisi dei rifugiati” non è certo la partita più complessa che l’Italia si trovi a gestire in questi anni. Eppure, è la questione che più di ogni altra rischia di assestare i colpi più pesanti alla fragile tenuta sociale dei nostri territori.
La politica non può pensare di risolvere questo problema appaltando all’esterno, attraverso cooperative sociali e di servizio, la gestione e il governo di dinamiche e di problematiche che devono interessare la comunità tutta.
In particolare, pensiamo:
Su questa piattaforma programmatica, lungo queste direttrici, per riempirle di contenuti attuativi concreti, apriremo subito un articolato confronto pubblico con i cittadini, con le associazioni di categoria, con il ricco tessuto associativo e del volontariato presente a Nonantola; ciò con l’intento di stimolare e raccogliere quanti più contributi programmatici possibili, purché coerenti con i principi e i valori che ci ispirano.
Su questa piattaforma programmatica si costituisce la coalizione di centrosinistra, che indica quale proprio candidato Sindaco Federica Nannetti. Siamo convinti, infatti, che la sua riconferma potrà costituire un contributo e una spinta determinante verso il raggiungimento degli obbiettivi che ci proponiamo. I suoi primi cinque anni nel ruolo di sindaco sono stati positivi, per l’impegno e la competenza dimostrati, per la capacità di ascolto e relazione con i cittadini che tutti le riconoscono. L’esperienza che ha maturato in questi anni costituirà, quindi, un prezioso valore aggiunto in termini di conoscenza maturata di Nonantola e dei nonantolani, oltre che del complesso funzionamento della macchina amministrativa e delle norme che la regolano.
La coalizione si impegna inoltre ad individuare attorno a Federica la migliore squadra di governo per la prossima legislatura. Si ribadisce, cioè, l’intenzione di andare oltre alla designazione del solo candidato sindaco, ritenendo più convincente e trasparente proporre già prima del voto la composizione di una squadra coesa e solidale, che nel suo insieme possa esprimere competenze, esperienze e autorevolezza, e che possa meglio rappresentare un cambio di passo e dare ulteriori garanzie di buon governo. Non quindi una giunta composta dopo il voto sulla base dei risultati ottenuti dalle liste, ma una squadra di qualificate personalità che si presenta già prima del voto. Ciò con l’obiettivo di affrontare con ulteriore efficacia le questioni del governo della città, con particolare attenzione alle politiche sociali e dell’inclusione, ai temi dell’ambiente e della mobilità, allo sviluppo delle attività culturali e della valorizzazione del patrimonio storico, alla gestione dei lavori pubblici e delle scelte sul piano urbanistico.
Si propone inoltre che venga istituita, dopo il voto, un’assemblea di rappresentanti delle liste che concorrono alla coalizione, che si formerà sulla base delle percentuali ottenute da ogni lista, che permanentemente, per tutta la durata della legislatura, discuterà dei problemi da affrontare, approfondirà i nodi che si presenteranno, verificherà la conformità delle deliberazioni della rappresentanza consiliare della coalizione con il programma concordato, svolgendo attività consultiva e di supporto.
La coalizione è aperta, disponibile a confrontarsi e, eventualmente, ad allargarsi ad altri soggetti e liste che ne condividano i valori di riferimento e le linee guida programmatiche fondamentali.
Una mano per Nonantola – Partito Democratico – Rete Civica Vassallo
Le elezioni del 4 marzo hanno avuto un esito che ha prodotto un cataclisma nel panorama politico. Un diffuso bisogno di cambiamento ha portato alla vittoria del Movimento 5 Stelle e, all’interno del centrodestra, la Lega ha prevalso lucrando sui sentimenti di inquietudine, insicurezza e paura. Dopo un lungo periodo di gestazione, queste due forze politiche hanno dato vita all’attuale governo, sbilanciato in realtà soprattutto sulle posizioni leghiste. Le successive elezioni amministrative hanno fatto registrare la conquista da parte dell’asse Movimento 5 Stelle – Lega di tanti comuni storicamente amministrati dal centrosinistra.
In un clima crescente di intransigenza, aggressività (specialmente sui social), intolleranza e cattiveria ne è conseguita un’oggettiva ed inquietante svolta a destra.
È quindi il momento di dire che non si accetta questa deriva, questo stato di cose e di impegnarsi, partendo dai propri territori, a invertire la direzione. E lo vogliamo dire, innanzitutto, a quegli elettori che hanno votato il Movimento 5 Stelle, ritenendolo la forza meglio in grado di arginare lo spostamento a destra dell’asse politico: non è andata così. E a loro rivolgiamo un sincero invito: avviciniamoci nella messa a fuoco delle questioni da affrontare, confrontiamoci sulle risposte da dare, condividiamo i valori di una comunità solidale.
Non sottovalutiamo i segnali che ci arrivano.
La storia ci insegna che l’indifferenza può essere letale e il messaggio cristiano ci ricorda che l’ipocrisia non è meno dannosa.
Cosa si può fare? La situazione sui territori, e Nonantola non fa eccezione, è tale che le forze politiche, tradizionali e nuove, PD e LeU, saranno difficilmente in grado di garantire, da sole, la riaffermazione di un’amministrazione di centrosinistra alle prossime elezioni.
Vi è stata nell’ultima prova elettorale del 4 marzo una forte emorragia di voti passati ai 5 Stelle e alla Lega.
Le ragioni sono le più diverse: la progressiva e inarrestabile frammentazione e litigiosità nella sinistra e nel PD; le scelte di condotta politica adottate dagli ultimi governi; l’idea che una maggioranza decidente, intesa come veloce, efficiente, capace di risolvere, oggettivamente divisiva, potesse sopperire e avere più efficacia del lavoro duro del confronto, dell’ascolto, della ricerca, dell’approfondimento, della fatica della condivisione e della sintesi.
Bisogna porre rimedio agli errori commessi, alle semplificazioni.
Qui, a Nonantola, nel nostro territorio, vogliamo mettere in campo uno spazio di azione politica in grado di raccogliere tutte quelle energie che non hanno trovato finora le condizioni e gli strumenti per esprimersi.
Siamo insegnanti, educatori, agricoltori, ricercatori, operai, medici, artigiani. Non siamo professionisti della politica però con la politica abbiamo interloquito costantemente, in questi anni, dalla nostra prospettiva professionale. Ci prefiggiamo di portare i saperi, le competenze, le intelligenze, le sensibilità e le esperienze maturate nel lavoro sul campo, in un contributo di arricchimento e di sviluppo all’azione di governo della nostra comunità, con proposte programmatiche di accrescimento della visione politica e del profilo progettuale. E di sviluppare anche un percorso di coinvolgimento, di acquisizione dei tanti punti di vista, che possano esplicitarsi nel confronto sulle risposte ai problemi reali della città.
Questo obiettivo lo vogliamo raggiungere con l’analisi, lo studio, l’approntamento di progetti in grado di definire proposte concrete. Per dare credibilità a un progetto è necessario dargli le gambe: la concretezza. Gruppi di lavoro affronteranno i diversi punti indicati nel documento di presentazione della lista, giungendo alla redazione di schede programmatiche.
La linea ispiratrice di ogni nostra azione è che le questioni che portano il nome di “problema” non vadano né evitate né rimosse, ma affrontate e risolte; anche parzialmente, se una soluzione definitiva non è possibile darla: ma di certo occupandosene attivamente.
Riteniamo inoltre sia indispensabile un’azione convinta e determinata a recuperare la necessaria connessione tra i diversi soggetti che operano sul nostro territorio: istanze di rappresentanza, organizzazioni sindacali, associazioni, forze politiche, comitati. E far sì che escano dai propri ambiti, per riconoscersi, confrontarsi, dialogare.
È necessario ricostruire il quadro di insieme. È una esigenza maggiore di quanto possa apparire: se gli obiettivi da raggiungere, le questioni da affrontare, i problemi da risolvere sono condivisi è più facile darvi soluzione. Una rete che va rigenerata, sviluppata, resa efficace.
Fronteggiare i problemi e i bisogni è l’essenza dell’azione politica.
È una sfida che tutti dobbiamo accettare: è la risposta agli individualismi, allo scoramento, alle paure, alla sfiducia.
E bisogna riattivare le forme della partecipazione attiva, contro il ricorso alle deleghe in bianco, all’astensionismo come forma di protesta.
Queste sono le motivazioni che ci hanno indotto a proporre la lista civica. Una lista con una propria specifica e precisa fisionomia e propri obiettivi, che intende concorrere in coalizione all’affermazione di una amministrazione di Centro Sinistra.
Possiamo partire da un importante patrimonio di esperienze di governo, un valore che non dobbiamo disperdere. Con trasparenza e chiarezza il sindaco Federica Nannetti ha dichiarato la propria disponibilità a ricandidarsi per la prossima legislatura. Riteniamo sia doveroso riaffermare il bisogno di un confronto sereno, di una dialettica utile e proficua tra tutti i soggetti che si propongono l’obiettivo di una coalizione vincente. Adottiamo dunque un metodo inclusivo, che recuperi tutti i contributi più vivi. Raccogliamo e facciamo nostro l’invito a iniziare subito il cammino, partendo dai problemi da affrontare, dai bisogni da corrispondere, dai programmi e dai progetti per Nonantola. E la candidatura a sindaco scaturirà e verrà conseguentemente perfezionata dalla coalizione, unitamente all’individuazione di una rafforzata e qualificata squadra di governo e all’approvazione del comune programma elettorale, impegni ai quali auspichiamo concorrano le forze politiche che costituiscono l’attuale maggioranza e le liste che vorranno contribuire al consolidamento dei valori di solidarietà, di sviluppo della partecipazione e per una comunità aperta, inclusiva, che valorizzi le diversità come ricchezze, che cresca nel soddisfacimento dei bisogni e dei diritti di tutti.