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Vagabondando per Nonantola

È domenica pomeriggio, è giugno, fa caldo e la voglia di andare in garage a prendere la bici è poca. Il divano, il letto, il fresco del condizionatore ci trattiene dall’uscire di casa. Ma come spesso accade, sorpassato il primo ostacolo, si scopre che la strada è in discesa e ci si imbatte in piacevoli luoghi. Il vagabondaggio inizia e ci riveleremo scopritori di case.

Ci troviamo nel giardino della Partecipanza, in centro a Nonantola. Ivan Melotti ci racconta la nascita della prima casa della comunità di Nonantola (XIII secolo), chiamata “La Vecchia Residenza”, edificio che oggi ospita la sede della Partecipanza. Non è un caso che sorga nei pressi di quello che un tempo era il forno della comunità, inizialmente gestito direttamente dal Comune con un rigoroso controllo sulla quantità, qualità e prezzo del pane.

Passiamo alla Torre dei Bolognesi dove ci accoglie Chiara Ansaloni. La torre nasce con lo scopo di proteggere la Comunità. Oggi non è necessario difendere la popolazione, per questo è stata trasformata nel museo di Nonantola. Ci sono reperti, fotografie, illustrazioni, strumenti di ogni tipo. Una casa piena di storie, a partire da quelle dei nostri nonni.

Ci trasferiamo alla Chiesa di Rubbiara. Incontriamo un gruppo di “ex studenti” di don Arrigo Beccari. A parlarci di lui sono Giangi Monari, Paolo Sighinolfi e Delfo Ansaloni. Il maestro ha avuto come costante obiettivo quello di contribuire a migliorare le condizioni generali di vita della popolazione, dedicandosi soprattutto ai ragazzi più poveri e agli orfani di guerra. La scuola nacque nel 1947 e per anni fu la casa di molti ragazzi e ragazze che trascorrevano tutta la giornata tra i banchi e i prati.

Di don Arrigo si racconta della sua ostinazione nel portare avanti idee innovative e di risolvere situazioni all’apparenza inestricabili. Anche oggi, molto spesso, problemi di facile risoluzione necessitano percorsi astrusi per via di questioni burocratiche e normative. Solo se si è una Comunità coesa e cooperante si riesce ad agire con ostinazione e buon senso in modo da raggiungere risultati efficaci.

È domenica sera, è giugno, la temperatura è scesa leggermente e mentre si mangia del buon gnocco fritto alla casa della Guardia, in Partecipanza, si chiacchiera con altri membri della comunità che si erano riuniti lì. Il vagabondaggio è finito, ma in realtà non siamo mai usciti dalla nostra vera dimora.

Questo articolo ha un commento

  1. Marco Delvai

    Il riferimento al condizionatore non mi è piaciuto. Io ho 63 anni, vivo in centro storico, non voglio un condizionatore, tengo le finestre aperte di notte (e questo mi espone all’aggressione sonora dei commercianti di via Roma che sparano la loro cacofonia e i loro orridi karaoke anche durante la settimana lavorativa – sì, ho 63 anni, e tutte le mattine mi alzo prima delle sei e mezza per prendere la corriera e andare a Modena a lavorare. Il condizionatore è una risposta facile, individualista e stupida a un problema di tutti. Per favore, un po’ di fantasia in più.

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