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Una storia, tante storie

Emilio Pollastri e Sonja Borus

Ieri mattina, domenica 7 ottobre, abbiamo assistito a un incontro molto autentico e vitale alla presenza di alcuni testimoni della storia dei ragazzi di Villa Emma e dei loro discendenti. Il pretesto era il ritorno a Nonantola, per la prima volta dopo la grande fuga del ‘43, di Sonja Borus, oggi novantenne e membro del gruppo di ragazzi che hanno soggiornato e si sono nascosti a Nonantola durante il viaggio verso la Palestina. Ma nel salone della Clessidra erano presenti oltre ad alcuni testimoni diretti – Geppe Bertoni ed Emilio Pollastri – anche le seconde generazioni, i figli o i nipoti dei protagonisti, come alcuni componenti delle famiglie Beccari, Barani e Ansaloni o come Yael Hayut, figlia di Jacob Goldberg, amico di Sonja ai tempi della fuga, o Deganit Wissman, figlia di Iosef Indig, l’educatore del gruppo. Figura limpidissima, quest’ultima, ancora tutta da scoprire per gli aspetti pedagogici e organizzativi con cui ha gestito i settantatré ragazzi del gruppo.

Deganit, è stata forse la sorpresa più inaspettata. Stava per programmare le sue vacanze in Italia quando ha saputo dell’incontro organizzato da Fondazione Villa Emma. E così è riuscita a far combaciare le due cose. Seduta in fondo alla sala, si guardava intorno un po’ stranita visto che era la prima volta che veniva a Nonantola e l’incontro era tutto in italiano e tedesco (con qualche inserto di dialetto modenese).

A sinistra Deganit Wissman, figlia di Iosef Indig, con le figlie di Sonja Borus

A un certo punto un ragazzo si è alzato, le si è seduto vicino e le ha tradotto in ebraico tutti gli scambi e gli interventi del pubblico. Un ragazzo israeliano che da circa un anno vive a Rubbiara insieme alla compagna nonantolana, conosciuta a un corso di lingua araba in Egitto (chissà quante e quali lingue parlano i tre figli!) Ecco, l’unico rammarico vedendo in sala poche persone sotto i quarant’anni, è che si sono perse un volto di Nonantola davvero inusuale. Certo, prima di tutto c’è la storia bellissima e unica di salvezza e gli insegnamenti, non solo etici ma anche politici e organizzativi, che se ne possono trarre. Questo l’abbiamo sentito e detto molte volte. Ma forse non si sottolinea abbastanza il respiro cosmopolitico che allora e negli anni a venire quei settantatré ragazzi hanno portato a Nonantola e che ancora Nonantola, per vie traverse e nascoste, sembra contenere.

In primo piano Yael Hayut, figlia di Jacob Goldberg

 

Luigi Monti & Slobodan Miletic
Foto di Gian Luigi Casalgrandi

Questo articolo ha 4 commenti

  1. Libero

    Un racconto bellissimo.
    Incontri straordinari e una umanità esplodente e pervasiva.
    Mi avete fatto vivere la giornata di ieri come fossi lì.
    Grazie, davvero.
    Saluti da Ischia.
    Libero

    1. Giangi

      Ho detto alla figlia di Sonia,Appena usciti dalla Abbazia dopo il concerto, che la sua mamma è stata come un seme che ha germogliato e portato frutto anche se tutto sembrava permeato dalla morte!
      Penso che anche noi lo possiamo essere,anche se non ne raccoglieremo i frutti.ma saranno altri a ralegrarsene!
      Un abbraccio tutti!

  2. Barbara

    Grazie per il bellissimo racconto, sono figlia di Emilio, mi sono commossa! Purtroppo non ho potuto essere presente a causa del mio lavoro, che ieri mi ha tenuto occupata, ma conosco bene il ragazzo israeliano si chiama Barak ed eè marito di una mia cara amica, ai propri bimbi parlano tranquillamente italiano, israeliano ed inglese. Un gran bell’esempio Di integrazione. Ho parlato con lui diverse volte mi sono trovata benissimo. Mi scuso per la parentesi volevo ringraziare chi ha contribuito a mettere insieme queste persone per l’ennesima volta. Sono molto contenta e orgogliosa.

  3. Ivan Melotti

    La storia dei ragazzi di Villa Emma è uno straordinario racconto di resistenza civile della comunità di Nonantola che non ha paragoni. molti ebrei furono salvati da singole persone, ma non ho notizie di una comunità che si fa rete e salva quasi 100 persone, tra cui 73 i ragazzi e i loro accompagnatori. Un episodio di solidarietà cui Nonantola è fiera

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