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Un polo logistico a Nonantola?

Un polo logistico a Nonantola? Pensiamo che questa domanda tutti se la siano posta e che la prima risposta non sia stata “Perché no?”, ma sia stata semplicemente “Perché?”.

Ed anche noi partiamo da questa: “perché?” Ed aggiungiamo “perché a Nonantola?” L’unica risposta che riusciamo a dare è perché a Nonantola vi è un’area disponibile, già destinata ad insediamenti produttivi, di un’estensione adeguata ad ospitare tale nuovo insediamento che prevede una superficie utile per un totale di mq. 75.000.

Ma può essere questa l’unica ragione per cui si è optato per questa soluzione? Altre è difficile ipotizzarle.

Con quale logica si può ragionevolmente proporre un insediamento di così rilevante consistenza, oltre sette ettari, sul territorio di Nonantola? Non è certamente un luogo vocato a queste destinazioni. 

E’ lontano dagli snodi autostradali e ferroviari, su una strada provinciale che per un tratto è addirittura non in regola con gli standard minimi previsti per legge. Insisterebbe su un territorio già sofferente su diversi fronti: quello di un territorio con alta vulnerabilità idraulica e con una situazione del traffico già ora congestionata e ormai insostenibile.

L’alta vulnerabilità idraulica è stata rappresentata dalle risultanze del rapporto della Università di Parma, curato dal Prof. Mignosa, e ampiamente dimostrate dalla calamità alluvionale del 6 dicembre 2020. Sono urgenti interventi sulla tenuta delle arginature del fiume Panaro e operazioni che, in caso di nuove alluvioni, puntino a limitare i rischi, cercando di evitare o limitare il più possibile il coinvolgimento delle aree residenziali e di insediamento produttivo. E’ urgente che si arrivi nel minor tempo possibile alla acquisizione di nuove normative e di nuovi vincoli urbanistici coerenti a questa realtà, che mancano ancora ad oltre un anno dall’alluvione. In assenza di tutto ciò riteniamo sia improponibile ed incomprensibile procedere con nuovi insediamenti.

Il progetto, già in stato avanzato, prevede un unico insediamento logistico per il 30% destinato alle esigenze di una impresa locale e per il 70% l’ingresso di una nuova attività svolta da una multinazionale globale della logistica e dei trasporti, a servizio delle aziende della Motor Valley da Modena a Bologna. Il volume di ulteriore traffico che comporterà questo previsto insediamento non lo si può valutare sulle ipotesi presentate oggi: si modificherà a seconda delle esigenze del mercato e dello sviluppo di attività in continua evoluzione e riorganizzazione. 

Lo sviluppo della catena logistica della Motor Valley emiliana non può dipendere da soluzioni di corto respiro determinate da terreni disponibili invenduti. Dovrebbe essere oggetto di una pianificazione regionale di insieme, che individui gli snodi più adeguati, secondo criteri di intermodalità e possibilmente di invarianza nel consumo di suolo, attraverso la riconversione di aree esistenti e non utilizzate.

A prescindere dalle ipotesi rappresentate, la situazione della mobilità da e per Modena è ad un tale punto di sofferenza da richiedere di evitare qualsiasi ulteriore aggravamento, che avrebbe conseguenze pesanti anche sul piano economico per le realtà nonantolane, oltre che a tutte le altre esigenze di mobilità. Ne consegue, anche su questo punto, che non è ragionevole insistere con questa previsione di un nuovo insediamento prima che non venga superato il “nodo Navicello”, realizzando opere che risolvano la strozzatura che attualmente blocca, in diverse ore della giornata, il traffico da e per Modena.

Il mercato e le evoluzioni del sistema produttivo, in particolare di quello con dimensioni nazionali ed internazionali, sono in continuo mutamento, seguendo le logiche economiche, e che cosa succederebbe se in un prossimo futuro si rendesse più utile e conveniente trasferire la logistica in aree maggiormente vocate? Che ne sarebbe dell’insediamento realizzato a Nonantola? Difficilmente potrebbe essere utilizzato dalle aziende nonantolane, e se non lo si lascerà inutilizzato chi e che cosa approderebbe a Nonantola?  

Anche i benefici che si ricaverebbero da tale iniziativa sono da analizzare. 

Riguardo ai posti di lavoro che scaturirebbero, se ne prevedono 350, è corretto sottolineare che non si tratta di una nuova iniziativa imprenditoriale: Maserati, Ducati e Lamborghini già oggi movimentano i loro prodotti e la loro ricambistica, e si tratterebbe quindi, in buona parte, di una riorganizzazione di un attività già presente anche sul territorio modenese, attraverso forza lavoro già impiegata, riducendosi sicuramente le previsioni ipotizzate.

Gli oneri di urbanizzazione che ne verrebbero al Comune, circa 3 milioni di Euro, sono sicuramente un argomento importante, ma acquisibile consentendo un danno di consumo di suolo che in dieci anni supererebbe i 5 milioni di euro. 

Il consumo di suolo rappresenta un’emergenza ecosistemica fortemente correlata al fenomeno del cambiamento climatico, da anni denunciato da rapporti, indagini e studi riguardanti ogni parte del mondo.

Il rapporto ISPRA presenta dati allarmanti sulle conseguenze economiche del consumo di suolo, ovvero i “costi nascosti” dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo impermeabilizzato non è più in grado di fornire. Solo per gli ultimi otto anni sono stimati a livello nazionale in oltre tre miliardi di euro l’anno e qualora fosse confermato il trend attuale, si stima che entro il 2030 si avrebbe una ‘perdita’ di quasi 100 miliardi di Euro (in pratica metà dell’intero PNRR! ).

Indicatori e studi scientifici inconfutabili confermano infatti che – per l’intero pianeta e senza necessità di preventivi investimenti – il suolo naturale è il principale fornitore di servizi ecosistemici, quali: stoccaggio e sequestro di carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola, produzione di legname, impollinazione, regolazione del microclima, rimozione di particolato e ozono, protezione dall’erosione, regolazione del regime idrologico, disponibilità di acqua, purificazione dell’acqua: basti pensare che ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di carbonio, è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua, può sfamare 6 persone per un anno. 

Il rapporto ISPRA stima che la perdita di servizi ecosistemici, per ogni ettaro di suolo consumato si traduce, sotto il profilo economico/finanziario, in un costo/danno tra 66.000 e 81.000 €/anno per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare, e tra 23.000 e 28.000 anno per lo stock di risorsa perduta. Complessivamente, tra 89.000 e 109.000 € per anno per ciascun ettaro consumato, ovvero una media di 10 €/anno per ogni metro quadrato di nuovo suolo consumato, e per tutti gli anni a venire. 

Se questi ‘costi nascosti’, di fatto non vengono calcolati a proprio carico da chi vorrebbe consumare nuovo suolo, né sono imputabili come uscite o perdite nei bilanci comunali, altresì essi costituiscono un danno reale che la collettività tutta subirà e che, come tale, andrebbe considerato ed evidenziato nel bilancio sociale e di sostenibilità di ogni Comune. In particolare, la conoscenza di questo dato dovrebbe costituire importante elemento di riflessione sulle scelte pianificatorie passate e future di ogni Comune, e prima di consentire nuovo consumo di suolo.

A queste osservazioni si ricorda che l’area interessata al nuovo insediamento è già stata destinata da precedenti piani regolatori ad attività produttive. Vero, ma bisogna porsi davvero il problema di come si possa incidere per evitare un continuo consumo di suolo, perché se si rimane alle previsioni urbanistiche fissate negli anni addietro l’obiettivo di “consumo di suolo zero”, o quantomeno di inversione della tendenza, non verrà mai realizzato. E allora bisognerà che si affronti questo nodo cruciale con politiche del governo del territorio che puntino alla riconversione del patrimonio edilizio sia residenziale che produttivo, per recuperare le aree già cementificate dismesse e per pianificare lo sviluppo di attività ed insediamenti di forte impatto sulla mobilità su aree più ragionevolmente vocate.

In tutte le sedi istituzionali e scientifiche si è detto che si tratta di scelte non più ritardabili. I compromessi sono sempre necessari, ma verso direzioni diverse da quelle perseguite fino ad oggi.

Per queste ragioni, a partire dalla vulnerabilità idraulica del territorio su cui si dovrebbe insediare il nuovo polo logistico e delle ripercussioni sull’attuale stato della nostra mobilità, riteniamo che questa previsione non sia accoglibile, che i costi superino i benefici per la comunità e il territorio nonantolano. La lista civica “Una Mano per Nonantola” esprimerà pertanto voto contrario al progetto proposto.

Una mano per Nonantola

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Alves Monari

    Mi sembra una analisi che per le motivazioni scientifiche,sociali,economiche sia completamente condivisibile.
    A mio parere andrebbero anche segnalate queste criticita’: una questione di tale importanza e tale impatto sul nostro territorio deve essere discussa e confrontata con i cittadini e non deve essere adottata mentre non sono ancora definiti i criteri sui quali costruire i nuovi strumenti urbsnistici che vedono un continuo altenarsi di rinvio temporale e contrasti tra le competenze tecniche che dovrebbero preparare il Puc.

  2. Stefanini Roberto

    Non conosco tutti i retroscena, ma pare una soluzione opportunistica che non tiene conto delle reali necessità dei cittadini che in questo particolare microclima, al top dell’inquinamento, stanno cedendo anni di vita al cosiddetto progresso. Cittadini che peraltro non si rendono conto che il loro stesso comportamento (per esempio lasciare il motore accesso anche durante le soste, o sporcare senza ritegno gli spazi pubblici) incide sulla qualità di vita di tutti noi. E allora bisognerebbe che le istituzioni dessero l’esempio. E se c’è un grosso appezzamento di terra da far fruttare, invece che pensare a insediamenti più o meno produttivi, perché non utilizzarlo per farne un campo di pannelli solari per la produzione di energia pulita che oltre a ritorni economici, migliorerebbe anche la qualità di vita facendoci respirare aria un pò migliore.
    Apprezzo il vostro impegno.
    Saluti
    Roberto Stefanini

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