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L’agroforestazione in Partecipanza.

Qualche mese fa ha iniziato a circolare nelle riunioni del Consiglio di Amministrazione della Partecipanza Agraria di Nonantola una parola che suona al tempo stesso famigliare e misteriosa e che ha evocato riflessioni e pensieri sull’agricoltura e l’ambiente del nostro tenimento e più in generale, del territorio comunale. 

La parola in questione è agroforestazione, termine effettivamente poco diffuso e conosciuto, anche se in realtà indica qualcosa che per le nostre campagne non è una novità. L’AIAF (Associazione Italiana di Agroforestazione) ne dà questa definizione: agroforestazione o agroselvicoltura è l’insieme dei sistemi agricoli che vedono la coltivazione di specie arboree e/o arbustive perenni, consociate a seminativi e/o pascoli, nella stessa unità di superficie.

Se l’inconsueta denominazione “agroforestazione” è di recente introduzione (mutuata dall’inglese “agroforestry”), il modello agricolo descritto, basato sulla consociazione tra colture arboree ed erbacee (con l’eventuale presenza della componente animale), è ancestrale e da sempre ha caratterizzato il fare agricoltura. Nelle nostre zone, in particolare, era diffusa la “piantata” ossia la coltivazione della vite abbinata (“maritata”) ad alberi, soprattutto olmo e acero campestre, ma anche gelso e pioppo. I filari alberati che intercalavano i campi coltivati erano prioritariamente i tutori vivi della vite ma nello stesso tempo, fornivano anche svariati prodotti e servizi (legno, foglie per l’alimentazione del bestiame, frangivento, aree di pascolo, ecc.). Dal secondo dopoguerra la meccanizzazione e l’iper-specializzazione delle coltivazioni ha messo in crisi questo modello produttivo fino alla sua completa scomparsa. Oggi, sul territorio, rimangono poche tracce di piantate sopravvissute in aree marginali o conservate per scopi testimoniali.

Le piantate e altre pratiche “tradizionali” di agroforestazione, si sono affermate nel corso dei secoli in risposta all’esigenza di utilizzare al meglio le risorse disponibili, combinandole in modo virtuoso. In questo modo sono stati empiricamente messi a punto sistemi seminativo-pascolo-forestali che garantivano  naturalmente e in modo efficiente la fertilità dei suoli e in senso lato, la conservazione ambientale.

Alla luce di una crisi ambientale, globale e sempre più evidente, che pone in modo urgente e radicale la necessità di tutelare la biodiversità, la qualità dei suoli, delle acque, degli alimenti prodotti, l’agroforestazione è veramente un modello superato?

Ci siamo convinti che rivalutare la reintroduzione di infrastrutture lineari forestali negli attuali sistemi produttivi, non sia semplicemente un’azione nostalgica per rievocare le vecchie piantate ma, al contrario, potrebbe rappresentare una pratica agricola avanzata in risposta alle nuove esigenze della società. Numerose ricerche scientifiche, infatti, dimostrano che la presenza di alberi nei campi coltivati determina un uso delle risorse naturali (la radiazione solare per la fotosintesi, l’acqua ed i nutrienti minerali del suolo) più efficiente rispetto alla monocoltura e, soprattutto, avvalorano la piena sostenibilità, sia in senso ambientale che economico, dei sistemi agroforestali.

Cercando di scendere un po’ più nel dettaglio, la consociazione di piante arboree ed erbacee può, se opportunamente organizzata e adattata alle attuali esigenze produttive, portare benefici che si riflettono a livello:

  • ambientale, è dimostrata una maggiore efficienza di un sistema misto nel sottrarre dall’atmosfera e fissare in maniera stabile l’anidride carbonica;
  • paesaggistico, la presenza di alberi conferisce prospettiva e punti di riferimento che rendono il territorio più gradevole ed emozionale sotto il profilo estetico;
  • agronomico, il continuo apporto di foglie e la presenza permanente delle radici degli alberi aumentano e conservano la fertilità del suolo, limitano la lisciviazione degli elementi minerali, e determinano un migliore impiego e conservazione delle risorse idriche;
  • agro-ecologico,  gli alberi tra le colture erbacee aumentano la biodiversità dell’agroecosistema, costruendo una struttura ecologica più complessa e quindi maggiormente resistente agli attacchi di patogeni e parassiti;
  • conservazionistico, le fasce che intercalano le coltivazioni si prestano alla sopravvivenza di svariate specie animali e vegetali in quanto sono spazi indisturbati/poco disturbati e bio-complessi atti a garantire la presenza stabile di diverse nicchie ecologiche;
  • economico, anche gli alberi fanno parte del piano colturale e al termine del loro ciclo, costituiscono un’entrata che completa e diversifica l’investimento dell’agricoltore;
  • sociale, le strisce alberate si prestano ad ospitare progetti alternativi, anche di carattere sociale, permettendo alle persone di entrare nei campi coltivati e di svolgere attività collaterali (apicoltura, coltivazione di piante officinali/aromatiche, ecc.);
  • culturale, la realizzazione di un progetto innovativo rappresenta un’occasione di studio e sperimentazione ma anche uno stimolo al coinvolgimento concreto della comunità (compresi i giovani) con ricadute positive nella sensibilizzazione e formazione verso le tematiche ambientali.

Assieme a questi aspetti positivi l’agroforestazione presenta anche delle criticità o, quantomeno, possibili difficoltà che vanno analizzate e superate.  Prima di tutto, le esperienze disponibili a cui fare riferimento sono limitate e non sempre direttamente esportabili in ambienti diversi da quelli in cui sono state elaborate. Inoltre, sul piano dei possibili contributi, i finanziamenti pubblici per attuare esperienze di questo genere sono, almeno per il momento, molto limitati; addirittura, la presenza di alberi in mezzo alle colture è considerata come una tara da sottrarre alle attuali misure di sostegno previste per l’agricoltura. 

Alla luce di queste riflessioni, il Consiglio di Amministrazione della Partecipanza Agraria ha deciso di impegnarsi nella realizzazione di un progetto pilota per valutare e sperimentare su una porzione di terreno di circa 10 ettari la pratica dell’agroforestazione.

Questa esperienza sarà realizzata grazie al contributo dei Partecipanti che per il prossimo Riparto dei terreni 2021-2033 hanno deciso di rinunciare al godimento diretto della propria bocca di terra a favore di progetti di valorizzazione culturale e ambientale dell’Ente. Sarà fondamentale allacciare rapporti stretti con gli enti di ricerca e con altre realtà che hanno recentemente intrapreso o che stanno intraprendendo analoghi percorsi. Nel contempo servirà aprire un dialogo anche con il mondo politico affinché queste tematiche vengano apprezzate e  valorizzate. 

Gli aspetti più concreti del progetto (quali alberi piantare, le distanze tra le piante e altri aspetti tecnici) saranno presto definiti con il supporto di AIAF e dell’Università di Padova, che rappresentano i principali punti di riferimento a livello nazionale per l’agroforestazione.

Si tratta di una sfida impegnativa ma anche molto stimolante. Siamo consapevoli che proporre la reintroduzione dei filari alberati nei moderni agroecosistemi non possa essere banalizzata al solo “piantare alberi” o ad un “ritorno al passato” ma significa credere e lavorare per impostare un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale ma anche economica. 

Come Amministratori della Partecipanza siamo fermamente convinti che un sistema produttivo basato sull’agroforestazione, oltre ai citati vantaggi, rappresenti un nuovo tassello di diversificazione ambientale e quindi un elemento in grado di valorizzare ulteriormente il nostro Ente e ciò che, sui suoi terreni, viene prodotto. E’ lecito ambire, nel giro di qualche anno, a consolidare e far sviluppare in Partecipanza l’esperienza di agroforestazione affinchè si strutturi un modello da proporre ed esportare in altre realtà, pubbliche e private, del territorio regionale.

L’auspicio, infine, è che attorno a questo progetto pilota possa nascere una discussione condivisa e apertanel mondo agricolo e in tutti i cittadini che hanno a cuore l’ambiente e l’agricoltura.

Questo articolo ha un commento

  1. Grenzi ornella

    È un un’ottimo progetto.

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