Per me la politica si fa ogni giorno, è vita quotidiana, sono le decisioni che prendiamo, le relazioni che intrecciamo con le persone che incontriamo, è instancabile lavoro di mediazione, di convivenza su un territorio condiviso. È cittadinanza, è comunità.

In questo senso, provo a far politica nella mia vita personale, in famiglia, nel mio lavoro di insegnante, come residente a Nonantola ormai da vent’anni.
Quando sono arrivata dal sud, è stato difficile. Pian piano le cose sono cambiate e mi sono integrata nel paese cogliendo le tante opportunità che i servizi comunali offrivano. Oggi posso dire che questa è la mia terra d’adozione e sono contenta di vivere proprio qui, in un territorio generoso, dove donne particolarmente attive nel dopoguerra si sono organizzate per accogliere e tenere con sé i bambini del meridione povero e distrutto. Dove in passato si è dimostrato grande coesione e coraggio, al di là delle differenze culturali e sociali, nell’accogliere e “difendere” i ragazzi stranieri, per giunta ebrei, di Villa Emma. Sono contenta di vivere in un posto dove abitano persone di culture diverse. A volte ho la sensazione di essere a Londra!

Qui, in controtendenza con altre città e altre comunità, esiste vera attenzione da parte di amministrazione, scuola, mondo del volontariato verso l’integrazione e l’inclusione e si cerca di lavorare e di collaborare per sostenere e sviluppare il senso di cittadinanza attiva, cittadinanza italiana, europea e mondiale.

Sono grata a Nonantola perché mi ha “accolto” e mi ha permesso non solo di incontrare altre persone ma di esprimere me stessa, coltivare i miei interessi arricchire le mie competenze.

Ho deciso di sostenere “Una mano per Nonantola” perché è composta da cittadini, da persone attive sempre, che fanno politica ogni giorno, che si incontrano, si confrontano e sono convinti che ci sia spazio per tutti, anche per me.